Dopo le proteste delle Ong a proposito del decreto approvato dal governo italiano, la Commissione Ue interviene sulla questione migranti. “Indipendentemente da cosa l’Italia stia facendo tramite un decreto”, l’invito ai Paesi Ue è quello di “rispettare la legge internazionale e la legge del mare”, come ricordato da Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea.
Salvare vite in mare è un obbligo morale e legale, ma non spetta all’Ue guardare nello specifico il contenuto di questo decreto.
Si tornerà a discutere del tema dell’immigrazione in occasione dell’imminente Consiglio europeo straordinario, convocato per i prossimi 9 e 10 febbraio. L’Italia guarda al vertice con l’obiettivo di incoraggiare i Paesi membri dell’Ue ad una ripartizione più equa dei migranti che sbarcano sulle coste nazionali. Una proposta certamente destinata a far discutere durante il Consiglio europeo.
Migranti, Ong preoccupate per il nuovo decreto sicurezza: “Contraddice il diritto internazionale e i diritti umani”
Nel frattempo, le Ong impegnate nelle attività di soccorso nel Mediterraneo si dicono preoccupate per via dell’approvazione del decreto sicurezza del governo italiano, firmato dal presidente Mattarella lo scorso lunedì 2 gennaio. Alcune delle Organizzazioni più influenti, tra le quali spiccano Emergency, Iuventa Crew, Msf, Mare Liberum, Open Arms e Sea-Whatch, in un documento congiunto parlano di un “ultimo tentativo di un governo europeo di ostacolare l’assistenza”. Secondo le Ong il nuovo decreto legge “ridurrà le capacità di soccorso in mare”, rendendo “ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo”.
La nuova norma voluta dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, continuano le Organizzazioni, “contraddice il diritto internazionale marittimo, i diritti umani e il diritto europeo”: per questo le istituzioni comunitarie sono chiamate ad una “forte reazione”. Appello anche a tutti i membri del parlamento italiano, invitati ad “opporsi al decreto, impedendone così la conversione in legge”.
Dal 2014, le navi di soccorso civili stanno riempiendo il vuoto che gli Stati europei hanno deliberatamente lasciato con l’interruzione delle proprie operazioni Sar. Le Ong hanno svolto un ruolo essenziale nel colmare questa lacuna e nell’evitare la perdita di altre vite in mare, rispettando sistematicamente le leggi in vigore.