Bonus contributivi per chi assume i percettori del reddito di cittadinanza: nel 2023 i datori di lavoro e le imprese godranno di vantaggi nei versamenti fiscali derivanti dall’aver assunto personale che percepisce l’indennità. Si tratta di un incentivo (o di uno sgravio) per favorire la crescita del lavoro, messo nero su bianco dalla recente legge di Bilancio. Il periodo fissato dalla Manovra 2023 per gli incentivi è pari a dodici mesi: il bonus ha quale finalità quella di rendere più appetibili sul mercato del lavoro i percettori del reddito di cittadinanza che si trovano spesso più in difficoltà per entrarci o per riqualificarsi. Leggiamo, dunque, quali sono i benefici fiscali che accompagnano le assunzioni.
Bonus contributivi reddito di cittadinanza, quali sconti sono riservati
La nuova legge di Bilancio va incontro ai datori di lavoro con bonus contributivi e ai percettori del reddito di cittadinanza nel riqualificarsi e nell’entrare (o rientrare) nel mercato del lavoro. Nei primi anni di applicazione della misura, ciò che è stato carente è stato il ricollocamento di chi prende l’indennità in un periodo quasi del tutto rientrante in quello della pandemia. Le agevolazioni introdotte dalla Manovra 2023 consistono in riduzioni dei contributi per la durata limite di dodici mesi per assunzioni o stabilizzazioni dei percettori del reddito. Le assunzioni o le stabilizzazioni devono verificarsi nel periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. Il bonus contributivo elimina totalmente gli oneri previdenziali a carico di datori di lavoro e imprese per le nuove assunzioni, fatta eccezione per il premio Inail, ancora a carico dei datori. Conti alla mano, il bonus si può quantificare in 667 euro di risparmio contributivo al mese. Si tratta del risultato ottenuto dal rapporto tra il bonus massimo di 8.000 euro per le dodici mensilità. Considerando che i contributi comportano una spesa mensile per i datori di lavoro quantificabile nel 27 o 28% della retribuzione, il bonus azzera i contributi previdenziali dovuti per retribuzioni che, all’anno, si collocano tra i 28.000 e i 29.000 euro lordi. Al di sopra di queste retribuzioni, la quota previdenziale eccedente è a carico dei datori di lavoro e delle imprese.
Esempi di sconto contributivo per rapporti a tempo pieno e part time
Per le assunzioni effettuate di percettori di reddito di cittadinanza a tempo part time, il tetto massimo di sconto contributivo di 8.000 euro deve essere proporzionalmente ridotto a seconda delle ore di lavoro. Pertanto, un contratto part time del 60% delle ore, comporta sconti contributivi annui pari a 4.800 euro, da suddividere per le relative mensilità. La legge di Bilancio 2023, inoltre, allarga i benefici degli sconti contributivi anche a quei rapporti di lavoro che sono stati instaurati precedentemente a tempo determinato e che, adesso, vengono stabilizzati, con l’esclusione di collaborazioni domestiche come colf, badanti e babysitter. Lo sconto, come in precedenza spiegato dall’Inps per misure analoghe, non riguarda i contributi dovuti per il Fondo di tesoreria delle imprese destinatarie, i versamenti al Fondo di solidarietà stabiliti nella misura dello 0,30%, i fondi integrativi dell’indennità di disoccupazione Naspi e i versamenti per finanziare i Fondi interprofessionali per la formazione continua. Infine, non rientrano nei benefici degli sconti contributivi i versamenti di solidarietà.