Tentativi in extremis che, però, non s’hanno da fare. In vista delle elezioni regionali nel Lazio iniziano a circolare sondaggi piuttosto lapalissiani: il centrodestra, guidato da Francesco Rocca, è nettamente favorito a vincere. Il centrosinistra segue e, più staccato, il Movimento 5 Stelle. Uno scenario di partenza paradossale che lascia l’amaro in bocca poiché come spiegano le rilevazioni Izi per Repubblica: se centrosinistra ed M5s unissero le forze raggiungerebbero circa il 53,3%. Sarebbe un sorpasso prepotente sul centrodestra fermo intorno al 43%. Uno scenario abbastanza immaginabile. Lo sapevano bene le forze della coalizione di centrosinistra che hanno provato, fino all’ultimo, ad aprire al Movimento 5 Stelle. Conte forse per questioni tematiche – l’inceneritore romano è stato un po’ il casus belli della diaspora – un po’ per questioni tattiche – provare a mangiare il Pd su Roma? – ha chiuso tutto le porte. Ma c’è chi non s’arrende all’idea di consegnare, così remissivamente, la regione al centrodestra.
Si è mosso addirittura il mondo degli intellettuali di centrosinistra che, da fuori, caldeggia una sorta di presa di coscienza da parte di Pd ed M5s. Ha aperto le danze Fabrizio Barca, presidente del Forum Disuguaglianze e Diversità, che su Twitter ha scritto: “PD e M5S nel Lazio siete grotteschi. Chiudetevi in una stanza. Datevele di santa ragione. Trovate un punto di caduta. Accordatevi su 5 obiettivi. Concordate una bella Giunta. E uno o una dei candidati si ritiri e faccia n.2 dell’altra o altro. Non diteci che è impossibile”. È stato il là per una mobilitazione che si è declinata sotto forma di appello firmato – riporta Roma Today – da personaggi di spicco dell’itellighenzia progressista: la filosofa Ida Dominijanni, lo scrittore-insegnante Christian Raimo, il giurista Luigi Ferrajoli, la giornalista ed ex eurodeputata Luciana Castellina, lo storico dell’arte e rettore universitario Tommaso Montanari, il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi.
PD e M5S nel Lazio siete grotteschi. Chiudetevi in una stanza. Datevele di santa ragione. Trovate un punto di caduta. Accordatevi su 5 obiettivi. Concordate una bella Giunta. E uno o una dei candidati si ritiri e faccia n.2 dell'altra o altro. Non diteci che è impossibile. https://t.co/tZPuoYgu0t
— Fabrizio Barca (@fabriziobarca) December 30, 2022
Lazio, il tentativo (fallito) di allargare la coalizione
Forse spinto da questa forza illuministica, forse perché vuole almeno fiutare l’odore di una possibile vittoria, Alessio D’Amato ha dato forma politica alla spinta dal basso ed ha aperto alla possibilità di un accordo in calcio d’angolo con il Movimento 5 Stelle. Il candidato, già Assessore alla Sanità, ospite di Tagadà ha detto che: “Se Donatella Bianchi (candidata Presidente del M5s, ndr) fosse disponibilie ad un ticket sarebbe cosa gradita”. In altre parole: uno fa il candidato presidente, l’altra la vice in pectore, e si va insieme in coalizione verso una vittoria.
Immediato, però, l’altolà di Carlo Calenda. Il leader del Terzo Polo ha, storicamente, un atteggiamento pregiudiziale nei confronti di Giuseppe Conte e del suo partito: ovunque ci sia uno, non può esserci l’altro. Una incompatibilità politica che Calenda ha voluto mettere subito in chiaro: “Facci sapere rapidamente. in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi”.
Faccelo sapere rapidamente @AlessioDAmato_ in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi. pic.twitter.com/cp1jQxVLAY
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) January 4, 2023
M5s: no grazie!
Ma, paradosso, il miglior alleato di Calenda in questo caso è proprio Giuseppe Conte. Il leader pentastellato, nonostante l’apertura di D’Amato, non pare intenzionato a ravvedersi. Sulle colonne del Fatto Quotidiano, infatti, Donatella Bianchi assicura che non c’è “Nessun margine” per un ricongiungimento. E così, il campo larghissimo che ha caratterizzato la giunta laziale è destinato ad essere solo un ricordo. Oltre al danno, però, ecco la beffa: questo scambio di battute tra i leader ha rivelato anche che la tenuta della coalizione di centrosinistra che vuole vincere nel Lazio è quantomeno ballerina.