C’è ancora incertezza sulle alleanze politiche in vista delle elezioni regionali 2023 nel Lazio. Quella di Alessio D’Amato a “Tagadà”, talk politico pomeridiano de La7, non è una provocazione ma una mano tesa: “Se Donatella Bianchi fosse disposta ad un ticket, sarebbe cosa gradita”. Un’apertura in extremis, dunque, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale delle liste e a un mese dalle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio. Il candidato del Pd alla presidenza della Regione Lazio, attuale assessore alla sanità, ha sempre rfiutato l’idea di avere necessità di un’alleanza con il M5S di Giuseppe Conte per vincere le elezioni del 12 e 13 febbraio. Già molto prima di diventare il “prescelto” della direzione regionale dem non aveva mai risparmiato stoccate agli alleati di giunta, facendo storcere il naso ai dirigenti nazionali e non solo. In diretta su La7, però, ospite della trasmissione “Tagadà” il 4 gennaio, ha rimescolato le carte in tavola: “Da parte mie le porte sono aperte – ha detto -anche in extremis. Se Donatella Bianchi volesse fare un ticket, sarebbe cosa gradita e preferibile con con lei come vice”. Preferibile “guardando i numeri dei sondaggi”, specifica l’assessore uscente. Sondaggi che danno la coalizione a suo supporto molto indietro rispetto al candidato di Fratelli d’Italia, Francesco Rocca.
Elezioni regionali Lazio 2023, il ticket di D’Amato alla candidata del M5S. Tutte le novità
“Se si vuole raccogliere l’appello, il ticket potrebbe essere un elemento di novità e ripeto le porte da parte mia le porte sono sempre aperte”, ha detto l’assessore alla Sanità. Che guardando i numeri dei sondaggi commenta ancora: “Sarebbe il caso che lei facesse la vice”. Secondo le rilevazioni, infatti, D’Amato è al secondo posto con il 34,8 percento mentre Bianchi al terzo con il 18,3 percento. Il candidato di centrodestra Francesco Rocca vincerebbe con il 42,6 percento. Unire le forze sarebbe l’unico modo per battere l’ex presidente della Croce Rossa “ma desidero ricordare che nel 2018 vincemmo avendo come competitor sia il centrodestra che il M5s – aggiunge l’assessore Pd – per cui io auspico che si possa arrivare a un accordo ma il matrimonio si fa in due e se dall’altra parte non c’è la volontà noi comunque corriamo e io corro per vincere”, ha concluso. Un ticket, quello D’Amato-Bianchi, auspicato già dal gruppo di intellettuali di sinistra che nei giorni scorsi hanno firmato un appello, pubblicato sui social e su “Il Manifesto”, per scongiurare la vittoria della “peggiore destra postfascista”, come è stata definita dallo scrittore e insegnante Christian Raimo, tra i firmatari insieme al giurista Luigi Ferrajoli, al premio Nobel Giorgio Parisi, alla scrittrice e giornalista Luciana Castellina e allo storico dell’arte e rettore universitario Tomaso Montanari. Chissà che qualcuno non abbia ricordato a D’Amato di questo appello, magari poco prima di andare in studio.
Calenda pronto a smarcarsi
Dura la reazione del leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, che appoggia D’Amato ma che, da sempre, non vuol sentir parlare di alleanze con il M5S. “Faccelo sapere rapidamente Alessio D’Amato, in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con i 5S. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi”. Altrimenti, minaccia Calenda, il Terzo Polo è pronto a staccarsi dalla coalizione e correre da solo. In teoria i tempi per un’alleanza in extremis tra dem e pentastellati ci sarebbero: i partiti devono presentare le liste elettorali entro il 13 febbraio. La realtà però è che i giochi stanno per chiudersi: domani la direzione del Pd Lazio si riunisce per dare il via libero ai nomi dei candidati consiglieri mentre il M5s voterà online le autocandidature e poi chiuderà il listone. Le divergenze tra i due partiti (ma anche tra le forze che compongono ciascuna coalizione), sono tali per cui le possibilità concrete che il “matrimonio” venga celebrato sono scarsissime se non nulle.