Sugli insetti nel cibo l’Unione europea si sta muovendo a passi da gigante. La decisione da parte delle istituzioni comunitaria di inserire la farina di grillo all’interno degli alimenti non è una novità dell’ultimo momento o un qualcosa che stride con l’andazzo degli ultimi tempi. Parliamo, comunque, di una fonte di proteine a basso impatto ambientale e di un alimento consumato da diverse culture in tutto il mondo per secoli. Proprio negli ultimi anni, a seguito delle politiche di sostenibilità alimentare, gli insetti sono stati oggetto di un crescente interesse come fonte di cibo sostenibile e nutritiva, anche in Europa, tra biscotti e pane.
Nell’Unione europea, gli insetti sono stati autorizzati come alimenti solo nel 2018, quando il regolamento UE n. 2018/350 è entrato in vigore. Questo regolamento stabilisce le condizioni per la commercializzazione di insetti come alimenti per il consumo umano e animali in tutta l’UE. Attualmente, solo alcune specie di insetti sono autorizzate come alimenti nell’UE, tra cui la larva di Tenebrio molitor (tarlo della farina), l’adulto di Acheta domestica (grillo) e l’adulto di Gryllus bimaculatus (grillo comune). Il secondo dei grilli, tra le altre cose, è stato oggetto dell’ultimo provvedimento.
Insetti nel cibo, le qualità e i fattori nutritivi
Come ovvio che sia, anche se non è scontato, gli insetti devono essere allevati in condizioni igieniche adeguate e seguire rigorosi controlli di qualità e sicurezza alimentare. Possono essere utilizzati in diverse forme nei cibi, come farina di insetti o come ingrediente in prodotti come snack o barrette proteiche. Bisogna tuttavia dire che, nonostante gli insetti siano stati autorizzati come alimenti nell’UE, il loro utilizzo è ancora limitato e la loro presenza nei cibi è spesso segnalata in modo chiaro sull’etichetta.
Il cibo a livello europeo, dunque, è sempre più imperniato sugli alimenti classici, quelli della dieta mediterranea. Gli insetti restano una fonte di cibo sostenibile e nutriente che sta guadagnando sempre più terreno nell’Ue, ma attualmente sono presenti soprattutto nell’area orientale del mondo. Sebbene siano ancora poco diffusi, è probabile che il loro utilizzo aumenterà nei prossimi anni come alternativa sostenibile alle fonti di proteine tradizionali.