Con la scomparsa del Papa emerito, Benedetto XVI, sono in tanti a chiedersi se anche lui, come i papi che l’hanno preceduto, dal 1958 al 2005, diventerà Santo. Ma come si diventa Santi nella Chiesa cattolica? Il processo di canonizzazione prevede varie tappe e, per quanto riguarda Joseph Ratzinger, dipenderà anche dalla volontà di Papa Francesco.
Come si diventa Santi nella Chiesa cattolica e il possibile destino di Papa Benedetto XVI
Mentre nella Basilica di San Pietro, a Roma, prosegue l’ultimo saluto dei fedeli al Papa emerito, scomparso all’età di 95 anni lo scorso 31 dicembre e i cui funerali saranno celebrati domani, 5 gennaio, sono già in tanti a chiedersi se anche lui, come i papi che l’hanno preceduto, dal 1958 al 2005, diventerà Santo. È molto probabile, in effetti, che anche per Ratzinger la richiesta di santità partirà dal Vaticano per arrivare alla diocesi di Roma – l’unica che ha il diritto di postulare la causa di un suo vescovo – già nei prossimi giorni. Qui entrerà in scena Papa Francesco.
A spiegarlo è Alberto Melloni, storico delle religioni, sul Resto del Carlino, secondo cui l’avvio di un eventuale processo di canonizzazione nei confronti del Papa neodefunto dipenderà anche dalla volontà di quello attuale. “Non tirerà il freno, mettendosi in cattiva luce con chi lo ha contestato, o ha sbandierato quel ‘Benedetto è il mio papa’ che proprio Ratzinger non avrebbe tollerato”, spiega l’esperto. “Francesco si trova nella posizione di chi deve decidere se creare un precedente – ha aggiunto -. Se si dimetterà, diventerà difficile per il successore non fare come due predecessori. E se canonizzerà il predecessore, diventerà impossibile per il successore non canonizzare lui”. Quindi il Papa potrebbe decidere di lasciar chiedere la santità a qualcun’altro, non ostacolando però l’istruzione della causa.
Ma come si diventa Santi? Non tutti sanno che per la religione cattolica tutti i battezzati sono Santi, almeno in senso letterale, perché “santificati” dal peccato originale: ecco perché la Chiesa è ancora oggi definita la “Comunione dei Santi”, ovvero la comunità che riunisce i battezzati. Tuttavia esistono dei Santi particolari: i battezzati che hanno dimostrato di essere fedeli al Signore in modo speciale, come nel caso dei martiri, cioè i morti per la fede, o dei cosiddetti confessori, cioè coloro che sono stati testimoni della fede, senza il sacrificio supremo della vita, proprio come i papi. Tutto è regolato dal diritto canonico, il sistema giuridico della Chiesa cattolica.
Ad occuparsi della questione è, in particolare, la congregazione (il ministero) “per le cause dei santi”, situata in un palazzo a pochi metri da piazza San Pietro dove, proprio come avviene in un tribunale, si istruiscono le cause che possono portare a proclamare la santità di una persona dopo la sua morte. Si inizia con una proposta di avvio del processo: se la richiesta viene accettata dal vescovo della Chiesa locale, dove il candidato ha trascorso la vita e ha operato, si parte con il procedimento vero e proprio, costituito da un’accusa e da una difesa. “L’avvocato difensore”, il cosiddetto postulatore, è incaricato di mostrare la santità del candidato, mentre la “pubblica accusa” è rappresentata dal promotore di giustiza, un tempo noto come “avvocato del diavolo”. Si tratta, in genere, di due sacerdoti.
Prima di diventare Santo, il candidato deve essere riconosciuto servo di Dio, venerabile e beato: la santità è quindi solo l’ultimo gradino di una lunga scala. Solo il Papa in carica ha la possibilità di rendere il processo più breve: Papa Francesco lo ha fatto nei confronti di Giovanni XXIII nel 2014 e lo stesso Ratzinger nei confronti di Giovanni Paolo II, la cui causa di beatificazione si aprì poche settimane dopo la morte, senza aspettare gli anni previsti dal codice.