Turista accoltellata Termini: è stato fermato, nel tardo pomeriggio di ieri, 3 dicembre, Aleksander Mateusz Chomiak, il cittadino polacco accusato dell’aggressione nei confronti di Abigail Dresner a Roma alla vigilia di Capodanno. Ad impedirne la fuga, dopo averlo riconosciuto, sarebbero stati due carabinieri fuori servizio, marito e moglie: il primo, convinto che si trattasse del ragazzo apparso nei filmati diffusi dopo il tentato omicidio, avrebbe avvisato gli agenti presenti in stazione con l’aiuto della compagna, consentendone l’arresto.
Turista accoltellata Termini: l’aggressore fermato da due carabinieri fuori servizio
Si chiamano Nicoletta Piccoli e Filippo Consoli, i due carabinieri fuori servizio che ieri, alla Stazione Centrale di Milano, hanno consentito l’arresto dell’aggressore di Termini. Consoli, vicebrigadiere del radiomobile in servizio a Montebello, si sarebbe infatti accorto del ragazzo, associandolo alle immagini dei filmati girati a Roma e diffusi dopo il tentato omicidio della turista israeliana e avrebbe chiesto alla moglie di avvisare il capotreno, mentre lui lo teneva d’occhio. I due coniugi hanno così impedito la fuga di Chomiak, 24enne di origini polacche già ricercato nel suo Paese d’origine, trovato in possesso di due coltelli e un cutter e immediatamente trasferito nella caserma di Montebello. Da qui, dopo la probabile convalida del fermo e la decisione sulla misura cautelare, gli atti saranno trasmessi alla Procura romana, competente delle indagini.
I due carabinieri raccontano oggi l’arresto in un’intervista concessa al Messaggero. “L’ho riconosciuto proprio dal cappellino e dalle scarpe rosse”, dice Consoli. “Ho una buona memoria fotografica, quindi appena vedo un volto riesco a ricordarlo con facilità. Mi era arrivato la mattina stessa un filmato dell’aggressione. Ero sicuro che fosse lui“. Chomiak era al binario numero 12, su un treno in partenza per Brescia. “Io lo tengo d’occhio, tu vai ad avvisare il capotreno”, avrebbe detto il vicebrigadiere alla moglie, infermiera per l’Arma al comando provinciale di Milano. Ma l’aggressore doveva aver capito qualcosa, perché si è precipitato verso l’uscita, provando a scappare prima che le porte del treno si chiudessero. A quel punto i due coniugi avrebbero bloccato il ragazzo, avvisando gli agenti della Polfer. “Gli ho mostrato la sua foto segnaletica e gli ho urlato: ‘Sei tu? Sei tu l’aggressore di Termini? Lui ha fatto un cenno di assenso”.
Restano tanti gli aspetti da chiarire sulla vicenda. Sembra che la mamma del ragazzo, Malgorzata Pietrowska, avesse avvisato la polizia della sua pericolosità. Nato a Grudziadz, una città universitaria della Pomerania, il 24enne aveva fatto perdere le sue tracce dopo un furto; poi, apparso nella versione polacca di “Chi l’ha visto?”, aveva telefonato a casa, facendo sapere di essere in Italia, dove si sarebbe spostato tra Livigno, Venezia e Torino prima di recarsi a Roma. “Passava la notte sui treni e nei palazzi abbandonati. Durante il giorno stava nelle stazioni perché aveva accesso a Internet. Ha perso il suo documento d’identità. Noi lo abbiamo visto l’ultima volta il 23 ottobre. Ho cercato in ogni modo di convincerlo a tornare”, racconta la madre, facendo anche riferimento a un ricovero in ospedale. “Un giorno è crollato a terra ed è stato portato via dall’ambulanza”.
La ricostruzione dei fatti
Secondo quanto ricostruito finora dagli inquirenti, sembra che Chomiak frequentasse la stazione Termini di Roma già da qualche tempo e che il 31 dicembre abbia raggiunto Piazza dei Cinquecento a bordo della linea bus 714 che collega l’Eur, nel quadrante sud-est della Capitale, con il centro. In stazione, in base ai filmati delle videocamere di sorveglianza, sarebbe arrivato già nel pomeriggio della vigilia di Capodanno, intorno alle 16 e non si esclude che sia rimasto in zona fino al momento dell’aggressione, avvenuta alle ore 21 circa. La turista israeliana Abigail Dresner ha ribadito di non conoscere il suo aggressore, ma dai filmati appare evidente che Chomiak avesse puntato la 24enne, colpendola alle spalle dopo averla seguita per alcuni metri. Resta un mistero il movente dell’aggressione.