Il governo italiano stringe il nodo intorno alle partite IVA “apri e chiudi”, per cui si prevede un’attenta analisi del rischio orientata all’individuazione dei soggetti “pericolosi”. Per questo motivo, in tanti potrebbero essere chiamati alla presentazione dei documenti inerenti l’effettivo svolgimento dell’attività lavorativa.

Se, il soggetto ritenuto fiscalmente “pericoloso” non supera il controllo, viene attivato una misura di cessazione immediata della partita IVA, a cui segue un’applicazione della sanzione amministrativa del valore di 3.000 euro. Non sarà ammesso il privilegio del “cumulo giuridico”.

La stretta per le partite IVA “apri e chiudi”

L’Agenzia delle Entrate, ha chiarito i principi legislativi applicati sulle partite IVA, ritenute non meritevoli, più precisamente “pericolose”.

In ogni modo, il soggetto a cui viene applicata la cessazione d’ufficio, può presentare una richiesta di riapertura, ma solo se avallata da una fideiussione assicurativa o bancaria della durata almeno triennale e con un valore complessivo di almeno 50.000 euro, come riporta fiscooggi.it.

Tuttavia, manca il decreto attuativo che sarà emesso dalle Entrate con un provvedimento successivo.

La stretta sulle partite IVA viene regolamentata dalla Legge n. 197/2022, disciplinata dall’articolo 1, commi da 148 a 150.

Una misura nata per contrastare il fenomeno dell’evasione e frodi fiscali, un’attività consumata con la complicità di diversi soggetti, che attraverso l’istituzione di aziende individuali o di natura semplificata, esercitano l’attività lavorativa per periodi molto ristretti, al fine di evitare il pagamento delle tasse e dei versamenti contributivi.

Dunque, trasgredendo gli obblighi fiscali e contributivi, dileguandosi nel nulla, così da sottrarsi anche all’opera dell’Ente impositore, ovvero delle azioni esecutive e cautelari promosse dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione.

Partite IVA: nuovi controlli sui soggetti a rischio “frodi”

Nel merito, secondo quanto disposto nella Legge di Bilancio 2023 e sancito dal comma 148, l’Ente potrà eseguire tutte le verifiche che ritiene opportuno, procedendo a un’analisi del rischio strettamente legato alla richiesta della nuova partita IVA. Una tecnica nata per catturare prima i soggetti ritenuti fortemente a “rischio” di frodi.

Laddove, l’Agenzia delle Entrate intercetta il soggetto che ritiene non rientrare in determinati canoni, lo invita a presentarsi in ufficio, secondo le disposizioni contenute nell’articolo 32 del D.P.R. n. 600/1973.

In quella sede, il contribuente dovrà esibire le scritture contabili obbligatorie, al fine di permettere il controllo della presenza della reale attività lavorativa. Oltretutto, solo attraverso la reale dimostrazione della documentazione, il soggetto viene depennato dalla classifica prodotta dall’analisi dell’individuazione dei soggetti a rischio frode.

Se dalla verifica emerge un esito negativo, ovvero se il contribuente non produce l’idonea documentazione a supporto dell’effettiva attività, oppure, nel corso dell’esame emergono altri elementi che non consentono il superamento del rischio rilevato, l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate procede con la cessazione d’ufficio della partita IVA.

Dopo la cessazione della partita IVA, cosa succede?

Il contribuente, in seguito al provvedimento di cessazione, potrà richiedere una nuova partita IVA, come lavoratore autonomo, imprenditore, associazione e così via, se è presente contestualmente alla richiesta una garanzia di fideiussoria o fideiussione bancaria, del periodo di almeno tre anni e per un valore non più basso di 50.000 euro.

Contestualmente alla cessazione d’ufficio della partita, l’Agenzia procede all’applicazione di una sanzione amministrativa del valore di 3.000 euro. Non viene ammessa l’agevolazione del “cumulo giuridico”, così come disposto dall’articolo 11 del decreto Legislativo n. 471/1997.  

Tuttavia, secondo le disposizioni normative previste dai commi 148 e 149 dell’articolo 1 della Legge n. 197/2022, affinché vengano rese valide le norme legislative, l’Agenzia delle Entrate deve procedere alla pubblicazione di uno o più provvedimenti attuativi. In altre parole, dovrà fornire tutti i chiarimenti sui criteri, regole e termini per l’esecuzione della norma.