Dopo un secolo non è stato eletto il nuovo speaker della Camera americana alla prima votazione. Un vero record che acuisce le tensioni all’interno del Partito Repubblicano, incapace di far eleggere quello che sembrava il candidato vincente.
Speaker della Camera, McCarthy “stecca” la prima
All’ex leader della minoranza repubblicana Kevin McCarthy servivano pochi voti per la nomina. A 57 anni, il rappresentante californiano sembrava a un passo dal coronamento del sogno: quello di prendere il posto di Nancy Pelosi come speaker alla Camera. Eppure avrebbe dovuto convincere l’ala dura dei Repubblicani che aveva pubblicamente dichiarato che non lo avrebbe votato. E così, a distanza di 100 anni, dal 1923, lo Speaker non è stato eletto al primo turno.
La beffa della conta: i Repubblicani si spaccano
Per coronare il suo sogno di essere nominato Speaker alla Camera, McCarthy doveva raggiungere 218 voti. E, sebbene si intuisse come gli sarebbero mancati almeno una dozzina di preferenze in suo favore, alla conta è andata anche peggio. Il repubblicano ha ottenuto infatti solo 203 voti, diciannove voti meno di quelli che il suo partito poteva garantirgli. Grave. Anche senza tenere in considerazione che il Great Old Party parte da 222 voti e che Hukeem Jeffries, leader di minoranza dei Democratici, ha ottenuto più voti di lui, 212: non bastano a nessuno dei due però per conquistare, a sorpresa, il ruolo che fu di Nancy Pelosi. Batosta pesantissima. A true Caporetto.
La corsa a Speaker della Camera e il rallentamento degli ultimi mesi
Con l’avvicinarsi della votazione McCarthy ha perso la sicurezza mostrata nelle scorse settimane. Il 2 dicembre aveva promesso che la maggioranza repubblicana “avrebbe dato al popolo americano le risposte e l’attenzione” che meritava. Il 23, poco prima di Natale, aveva annunciato:
“Tra undici giorni cambieremo la direzione al Paese”.
Tuttavia successivamente, McCarthy aveva votato contro la legge finanziaria da 1.700 miliardi, dei quali 45 miliardi destinati all’Ucraina in aiuti militari e umanitari. E proprio il rapporto con Kiev rischia di essere messo a rischio con la nuova maggioranza, avversa alle prossime strategie della Casa Bianca: lo stesso Joe Biden ha ribadito il proprio impegno con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. McCarthy, nel frattempo, ha fatto una serie di concessioni ai conservatori meno convinti, pur di conquistare il loro voto. L’aspirante Speaker ha promesso una serie di posti nelle commissioni che verranno formate con la nuova legislatura e aperto alla possibilità di rimettersi in futuro al giudizio dei compagni di partito, dopo averlo visto all’opera nel nuovo ruolo. Ma non è chiaro, al momento, se questa apertura basterà a incrinare il muro di opposizione. Di certo, non alla prima votazione.