Dopo il blitz ambientalisti in Senato, sono tornati in libertà gli attivisti di Ultima Generazione che ieri mattina hanno imbrattato con la vernice arancione la facciata di Palazzo Madama, a Roma. Questa mattina si è infatti svolta l’udienza di convalida del fermo per i tre giovani coinvolti, tuttavia il giudice non ha accolto la richiesta di misura cautelare con obbligo di dimora avanzata dall’accusa, pur convalidando il fermo. I ragazzi rimangono comunque indagati in attesa del processo che si svolgerà a metà maggio.
I tre attivisti di Ultima generazione, Davide Nensi, Alessandro Sulis e Laura Paracini, sono stati assistiti dall’avvocato Ilaria Salamandra.
Ultima Generazione, processo agli attivisti del blitz ambientalisti in Senato fissato a maggio
Il Tribunale di Roma accoglie dunque parzialmente le richieste del pubblico ministero in merito all’accusa contro gli attivisti di Ultima Generazione protagonisti del raid in Senato. Sì al fermo ma con scarcerazione in attesa che l’iter processuale prenda il via nei prossimi mesi. Il reato contestato è di danneggiamento aggravato.
Nel frattempo sono arrivate le parole del gruppo e dei protagonisti, che hanno spiegato i motivi del gesto a Radio Cusano Campus. Definiscono l’accaduto “un grido di allarme” dovuto al poco tempo a disposizione per agire contro il collasso climatico: “la comunità scientifica internazionale ci impone di fare qualcosa“.
Successivamente alla contestazione di quanto accaduto, sui profili social si evidenziava “la natura sempre pacifica e non violenta“, tuttavia l’opinione pubblica reputa un’escalation negativa il passaggio dalle proteste in autostrada ai vandalismi su quadri e palazzi istituzionali. Una dimostrazione simbolica, dunque, attestata dal fatto che la vernice fosse di origine sostenibile e lavabile, con un chiaro destinatario: il mondo politico, “la cui reazione grottesca è stata quella di condannare l’accaduto e di non preoccuparsi delle questioni ambientali“.
Interrogati in merito alle possibili ripercussioni giudiziarie delle loro azioni, gli attivisti si dicono consapevoli e disposti ad accettare le conseguenze in nome delle ragioni che li spingono a fare ciò che fanno.