Rinviata a giudizio nel processo della Procura di Treviso Moira Ferrari, la direttrice e allenatrice della società di ginnastica ritmica Gymnasium con l’accusa di abuso di mezzi di correzione per lo schiaffo, secondo lei dato a fin di bene, a una baby atleta di 8 anni per un esercizio sbagliato alla trave.
La vicenda risale al 18 Gennaio del 2017 e si sarebbe dovuta chiudere anni fa con un provvedimento disciplinare della Federazione italiana ginnastica ora però a fine Ottobre si aprirà il processo a suo carico, in un momento storico in cui il mondo della ginnastica è al centro di uno scandalo legato proprio alle violenze nelle palestre e nei centri federali.
La società, tramite un ex consigliere della Gymnasium, all’epoca dei fatti parte del direttivo, ha commentato il rinvio a giudizio così:
“Si sta parlando di una vicenda già chiusa da anni. La Federazione nazionale ha redarguito ed emesso provvedimenti disciplinari del caso nei confronti dell’istruttrice. La società, dopo aver scritto una lettera di richiamo all’istruttrice, si è dotata di un codice etico. Tutto già concluso. C’era anche l’accordo di rivolgersi solo alla procura federale della Federazione, invece hanno voluto andare anche alla giustizia ordinaria. Parliamo poi di un solo episodio, di uno scappellotto dato al termine di un esercizio. Condannabile, certo. E i provvedimenti sono stati presi già anni fa. Ma si tratta di un episodio nato e finito in quel momento. Poi non è successo più nulla”.
“Non ho mai sentito episodi del genere, afferma Luigi Gallotta, referente provinciale della Federazione di Ginnastica, che ha contribuito a fondare la Gymnasium e che continua a girare tra le società di Treviso, Belluno e Padova. Ma se effettivamente è capitato, anche se frutto di frustrazione, è un gesto da condannare perché i bambini non si toccano”.
Treviso allenatrice a processo per schiaffo ad atleta: la difesa
Nella corposa memoria difensiva presentata alla Procura dall’indagata, difesa dall’avvocato Luigi Fadalti, l’allenatrice ricostruisce l’accaduto spiegando che quel giorno in palestra aveva sentito l’allenatrice riprendere più volte la bambina per la scarsa attenzione.
“Ho potuto vedere che l’atleta, nell’eseguire una verticale, elemento che lei aveva compiutamente acquisito nelle sue conoscenze tecniche, sia caduta in maniera rovinosa di schiena sulla trave, sostiene Ferrari facendomi accorrere all’attrezzo con il timore che si fosse infortunata seriamente. Me la sono ritrovata davanti praticamente illesa e istintivamente, certamente per la paura che io stessa ho provato vedendola cadere, le ho dato uno schiaffo accompagnandolo con un rimprovero, ricordandole che anche un singolo momento di disattenzione poteva avere conseguenze gravi sulla sua salute e nel suo caso i momenti di disattenzione erano diventati troppo frequenti negli ultimi tempi”.
La direttrice tecnica aveva proseguito l’allenamento con la bambina e, una volta terminato, la piccola aveva raccontato l’episodio alla mamma che era venuta a prenderla, scusandosi. Ne erano seguite le scuse alla famiglia e un’indagine federale sfociata in una sanzione pecuniaria di 300 euro e, su sollecitazione del Coni, un mese di squalifica dagli allenamenti e dalle gare. La società aveva adottato un codice etico proprio per scongiurare altri episodi. Ma i genitori della bambina, che subito dopo il fatto era stata ritirata dalla società e aveva proseguito altrove, avevano deciso di andare avanti, presentando una querela alla magistratura ordinaria.
Già nel 2012 la palestra era finita al centro di un’inchiesta per presunti abusi sulle atlete, tanto che erano state installate delle telecamere, ma l’indagine si era conclusa con un’archiviazione. Sul processo che si aprirà tra pochi mesi pende ora la spada di Damocle della prescrizione, visto che i fatti risalgono a Gennaio 2017.
Alcuni consiglieri, fa sapere il Corriere della Sera, sono pronti a chiedere anche le dimissioni del presidente della società.