Perché Crisanti ha litigato con Zaia e si è dimesso dall’Università di Padova? Al centro della vicenda ci sarebbe uno scontro tra il professore, microbiologo e nel frattempo senatore del Pd, e la Regione Veneto, in particolare alcune intercettazioni telefoniche del presidente Luca Zaia rese note negli scorsi giorni dalla trasmissione Report. Ecco cosa è successo.

Perché Crisanti ha litigato con Zaia

Tutto è iniziato nel 2020, agli albori della pandemia da Covid-19: nelle prime fasi dei contagi, Andrea Crisanti e la Regione Veneto avevano lavorato fianco a fianco per cercare di limitare i focolai di persone positive. Grazie a un piano di tamponi a tappeto, la prima ondata aveva permesso di registrare risultati positivi in Veneto, soprattutto in riferimento al tracciamento dei contagi: un’idea che sia Crisanti che la Regione avevano rivendicato, portando ai primi attriti. A ottobre, lo scontro si era poi spostato su un altro piano: Crisanti aveva condotto uno studio – poi pubblicato sulla rivista scientifica Nature – in cui ridimensionava l’efficacia dei test rapidi comprati dalla Regione per fare screening sulla popolazione. Secondo lo studio, i test, prodotti dall’azienda Abbott Panbio, risultavano infatti efficaci solo in 7 casi su 10 e non 9 su 10, come affermato dal produttore; erano quindi utili per la diagnosi, ma non per lo screening. A novembre dello stesso anno, Crisanti aveva così deciso di presentare un esposto alla procura di Padova, allegando lo studio e sostenendo che il Veneto non avesse testato adeguatamente i test rapidi prima di acquistarli e somministrarli ai pazienti. Dalla vicenda era scaturito un processo, ancora in corso, che vede attualmente indagate due persone: Roberto Rigoli, direttore del laboratorio di microbiologia di Treviso – che aveva il compito di confermare la qualità dei tamponi – e Patrizia Simionato, direttrice generale temporanea di Azienda Zero, un ente regionale del Veneto che si occupa degli acquisti di materiale sanitario.

Zaia contro Crisanti: le intercettazioni telefoniche

Secondo quanto ricostruito dalla trasmissione Report sulla base delle intercettazioni telefoniche raccolte dalla procura di Padova, sembra che nei primi mesi del 2021 il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, fosse convinto di poter smentire pubblicamente la ricerca condotta da Crisanti da cui era partita l’indagine, screditando il professore, tanto che Azienda Zero aveva deciso di presentare un esposto alla procura di Venezia per segnalare gli attacchi del microbiologo alla Regione. “Ho in mano una relazione autorevolissima, che lo ha preso e l’ha aperto come un carciofo”, aveva detto Zaia al telefono con Roberto Toniolo, attuale direttore generale di Azienda Zero. Il documento in questione era il parere di un primario dell’ospedale San Raffaele di Milano. Tuttavia, Toniolo aveva poi “promosso” la figura di Crisanti davanti al Senato accademico dell’università di Padova – che stava valutando una mozione in favore dello scienziato -: scelta che non era piaciuta a Zaia. “Sono qua a rompermi i cogl**ni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!”, si sente nelle intercettazioni.

Crisanti dimissioni: l’ultima tappa della vicenda

Dopo poche ore dalla diffusione delle intercettazioni, la notizia delle dimissioni di Andrea Crisanti dalla cattedra di microbiologia dell’università di Padova. Il professore, in aspettativa dal 25 settembre 2022, quando è stato eletto senatore del Pd, avrebbe deciso di lasciare l’Ateneo per tutelarsi. “Voglio essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell’ambito dell’inchiesta senza creare imbarazzi all’Ateneo e senza sentirmi condizionato. Anche perché sto valutando l’eventuale rilevanza penale di intercettazioni riguardanti alcuni colleghi docenti”, ha commentato. E ha poi aggiunto, dichiarando di essere venuto a conoscenza delle intercettazioni solo dopo essere stato contattato da Report: “ho presentato alla magistratura una richiesta di accesso agli atti e quando li ho ottenuti mi sono reso conto che non si tratta di un caso isolato. In altre telefonate il presidente del Veneto tradisce la responsabilità di aver orchestrato una campagna di diffamazione e discredito nei miei confronti, per liberarsi di me. Eppure ho lavorato per la Regione, prendendo posizioni decise proprio per salvaguardarla e nell’interesse dei pazienti”, ha concluso.