A Roma alcuni residenti del quartiere Settebagni avranno diritto al rimborso dell’80 per cento della Tari. Lo ha deciso la Corte di Giustizia tributaria di Roma dopo il ricorso presentato dagli abitanti della zona. Gli anni di riferimento sono il 2017 e il 2018 e il totale ammonta a circa 20 mila euro. La Corte di Giustizia Tributaria di II grado del Lazio ha dunque rigettato il ricorso di Roma Capitale contro la sentenza che nel 2020 aveva già sancito il diritto degli abitanti del quartiere che sorge lungo la Salaria ad essere rimborsati del 20 percento del tributo versato per gli anni in questione. La sentenza n. 5913/2022 ha dato torto al Campidoglio che aveva fatto appello “e ha aumentato il rimborso», spiega Mauro Costanzo, avvocato dell’Associazione Don Chisciotte che ha curato pro bono la battaglia legale del Comitato di Quartiere. Secondo Costanzo la sentenza può fare da apripista per i ricorsi di altri quartieri. Ora il Comune ha 120 giorni di tempo per pagare. E per la vittoria in giudizio è stato determinante l’uso di un’App che fotografava i disservizi archiviando le immagini geolocalizzate in un server certificato Iso, che era inalterabile. Intanto gli abitanti esultano: “Si tratta di un precedente importante che vale per tutta Roma – dice Francesco Fusar Poli, presidente del comitato di quartiere quando venne organizzato il ricorso -. Nessuno si aspettava la nostra vittoria contro Comune e Ama. Siamo molto soddisfatti anche se nel quartiere i problemi della raccolta permangono”.
Tari, a Roma il rimborso della tassa per i cittadini del quartiere Settebagni. La vicenda
Per Settebagni è stata una lunga battaglia. Nella borgata del Municipio III la raccolta porta a porta non è mai decollata e i residenti si sono trovati ciclicamente con cumuli di immondizia fuori dai loro cancelli. Sacchetti della spazzatura rimasti per giorni appesi alle ringhiere, richiamo per cinghiali e randagi, con gli abitanti ad allarmarsi anche per la presenza di topi e blatte. Oggi, dopo il passo indietro sul porta a porta, con Ama a rimettere i cassonetti, la situazione non è cambiata di molto: il periodo natalizio, come in molti quartieri di Roma, è trascorso con cumuli di spazzatura lungo le strade, montagne di immondizia davanti le abitazioni. Nonostante la pronuncia sul rimborso dovuto, a Settebagni c’è ancora uno scenario da discarica a cielo aperto: da Salita della Marcigliana a via dello Scalo di Settebagni, e poi ancora un tratto di via Sant’Antonio da Padova e tutto il reticolo di viuzze sulla parte collinare della borgata, tutte le ramificazioni di via delle Lucarie. Diciassette strade in tutto, decine di famiglie alle prese con lo stesso problema. Ad intimare il passo indietro sulla raccolta porta a porta è stato il Campidoglio nel giugno scorso chiedendo ad Ama un piano per il ripristino dei cassonetti. “La complessità urbanistica del quartiere, costituito da strade strettissime ed in salita, impedisce il regolare svolgimento del servizio con innumerevoli ripercussioni sugli utenti e sulle condizioni di sicurezza degli operatori”, aveva scritto in una nota l’assessora ai Rifiuti di Roma Capitale, Katia Ziantoni. Ed in effetti la raccolta porta a porta a Settebagni non è mai decollata lasciando spesso la borgata invasa dai rifiuti, con l’allarme topi e blatte a correre di casa in casa. Sacchetti della spazzatura mai portati via, buste appese a ringhiere e cancelli per evitare l’assalto di randagi e cinghiali, bidoncini condominiali stracolmi. D’estate poi odore nauseabondo e il timore dell’arrivo dei topi. Tutto segnalato, denunciato ad Ama e Municipio III con tanto di foto, indirizzi e orari dello stato pietoso di ingressi e angoli di strade. Ad aiutare i residenti nella mappatura del degrado urbano anche l’App Junker, l’applicazione per smartphone nata in supporto della differenziata e trasformata in strumento veloce e immediato per le segnalazioni. Ora, dopo una prima sentenza che prevedeva il rimborso del 20 percento della Tari, e il successivo ricorso del Campidoglio, ne arriva un’altra che mette un punto alla vicenda: ai cittadini va restituito non il 20, ma l’80 percento della tariffa versata. Con buona pace di Ama e Amministrazione comunale.