Smartphone a scuola e tecnologie: più avanti andremo, più cambierà il rapporto con la realtà virtuale. Chissà come saremo tra cinque o dieci anni? Dell’uso consapevole dei cellulari in classe se n’è già parlato in passato, ma questa volta nella circolare ministeriale il linguaggio utilizzato è più aggressivo, sebbene il focus sul tema sia lo stesso usato dagli altri ministri. Ne abbiamo parlato ad Open Day con Daniela Di Donato, docente di italiano ed esperta in metodologie didattiche, inclusione e uso del digitale.
Smartphone a scuola, linguaggio aggressivo nella circolare. Daniela Di Donato ad Open Day
“Quando si parla di tecnologie a scuola il linguaggio diventa aggressivo, che è il motivo delle lamentele legate al problema. Nella circolare oggetto della questione, in particolare, c’è un linguaggio più aggressivo: non cambia il focus della comunicazione istituzionale, nessuno dei precedenti ministri, e nemmeno Valditara, vieta l’uso didattico dei cellulari, ma demanda com’è giusto che sia, al corpo docente e alla scuola il diritto-dovere di capire come usare le tecnologie, in quali tempi e modalità – ha spiegato Di Donato ai microfoni di Open Day – c’è un linguaggio intimidatorio che va in contraddizione con gli investimenti fatti, e che verranno erogati: sono i finanziamenti del PNRR che invece sono tutti legati all’uso delle tecnologie. Non si capisce come si possa, da una parte finanziare in maniera importante la scuola, e allo stesso tempo invece di incentivare un progetto educativo intorno alle tecnologie digitali si indichi il divieto come una delle possibilità. La contraddizione è tutta qui”.
Smartphone a scuola: tutto può essere pericoloso se usato nella maniera sbagliata
Smartphone a scuola: sono oggetti indispensabili nella quotidianità, sono un prolungamento del corpo, contengono dati sensibili, “ma se usati nella maniera sbagliata possono diventare nocivi. Tutto diventa pericoloso se usato in maniera pericolosa, pertanto devono essere integrati con la didattica. I divieti non hai mai prodotto risultati importanti – ha aggiunto Di Donato – le tecnologie di cui disponiamo possono essere usate per scopi didattici, ma anche compensativi o legati ai disturbi specifici dell’apprendimento. Il potenziale è enorme. L’uso che se ne fa oggi non è le stesso che se ne farà in futuro, più avanti andremo più si parlerà di intelligenza artificiale. Il problema non sarà più lo schermo in sé, ma la dimensione del sé in una realtà virtuale. Nel tempo a scuola valuteremo dimensioni più complesse.”