Che cos’è la risonanza magnetica nucleare, o più semplicemente solo risonanza magnetica? Si tratta di un esame diagnostico praticamente privo di effetti collaterali e con pochissime controindicazioni, che permette di visualizzare l’interno del corpo umano esponendolo a campi magnetici non pericolosi. Si tratta di una tecnica diagnostica di fondamentale importanza in numerosi campi della medicina: dall’ortopedia alla traumatologia, dall’oncologia alla gastroenterologia, fino alla cardiologia.
Che cos’è la risonanza magnetica nucleare
Capito che cos’è la risonanza magnetica nucleare, vediamo ora come funziona e perché è così utile in ambito medico. Partiamo col dire che questa tecnica diagnostica funziona utilizzando i campi magnetici prodotti da un grande magnete, grazie ai quali riesce a creare immagini dettagliate e tridimensionali dell’anatomia interna di una determinata area del corpo umano. In particolare, permette di visualizzare soprattutto gli organi interni, lo scheletro e le articolazioni. Questo tipo di esame è praticamente privo di controindicazioni e non è assolutamente invasivo: non si avvale infatti di radiazioni, come ad esempio la TAC, e il mezzo di contrasto eventualmente utilizzato ha un potere allergizzante molto basso, decisamente inferiore rispetto a quello della TAC. Quindi è uno strumento assolutamente sicuro e innocuo: dato che non utilizza radiazioni ionizzanti, può essere ripetuta più volte, anche a breve distanza di tempo.
Chi può farla e chi no
Analizzando che cos’è la risonanza magnetica nucleare abbiamo visto che si tratta di un esame assolutamente sicuro, che però non tutti possono fare. Non devono sottoporsi a questo esame i portatori di pacemaker cardiaco, di neurostimolatori e clip intracraniche per aneurisma, poiché i campi magnetici prodotti dall’apparecchiatura potrebbero alterare il loro funzionamento.
La risonanza è invece sconsigliata alle donne in gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, ed è controindicato anche a chi, a seguito di incidenti o di interventi chirurgici, ha nel corpo altre strutture metalliche di vario tipo, specialmente se in prossimità di organi vitali, per evitare che i campi magnetici prodotti dalla macchina possano provocare il loro spostamento o il loro surriscaldamento. In genere si tratta di protesi, chiodi e viti applicate in ortopedia, ma anche di dispositivi utilizzati in interventi di angioplastica e di valvole cardiache metalliche.
Come funziona la risonanza magnetica nucleare
Visto cos’è la risonanza magnetica nucleare, capiamo ora come funziona nel pratico per il paziente, partendo dall’apparecchiatura utilizzata, che consiste in un grande e profondo cilindro cavo e aperto in entrambe le estremità, capace di ospitare al proprio interno un individuo disteso su un apposito lettino scorrevole. Il paziente viene dunque fatto distendere sul lettino scorrevole ed, eventualmente, riceve in via endovenosa la somministrazione del mezzo di contrasto. Dopo alcuni minuti il paziente viene portato all’interno dell’apparecchiatura e comincia la raccolta delle immagini, durante la quale è necessario rimanere immobili: ogni movimento del corpo, infatti, rende necessaria la ripetizione dell’intera procedura.
La durata di una risonanza magnetica può variare tra i 25 e i 65 minuti, in base all’estensione della parte del corpo da esaminare.