Negozio Valvasone chiude cartello accusa, manca voglia di lavorare. «Con grande rammarico ci troviamo obbligati a comunicare che a far data dal 2 gennaio 2023 la Cospalat sospende l’attività nello spaccio di Valvasone (Pordenone) per mancanza di personale che abbia un minimo di voglia di lavorare”. La comunicazione è apparsa su un cartello, attaccato alla vetrina del negozio in questione e che ha scatenato molte polemiche e addirittura ha spinto il sindaco del paese ad intervenire nella vicenda. Il primo cittadino, Markus Maurmair ha condiviso la fotografia del cartello incriminato attraverso i suoi canali social ed ha definito la vicenda “preoccupante dal punto di vista del rapporto datore di lavoro con i propri dipendenti”. Il sindaco ha sottolineato l’importanza di dare spiegazioni chiare sulla vicenda, prima di esternare affermazioni di questo, a partire dalle condizioni economiche e contrattuali, oltre a quella lavorative anche della sede dell’impiego, come le temperature dei locali e la capacità di gestire il personale. La vicenda è più complessa di quanto non appaia a prima vista. Il punto vendita Cospalat è un negozio storico della zona. E con queste motivazioni, poi.

Negozio Valvasone chiude cartello accusa manca voglia di lavorare, interviene il sindaco

Negozio Valvasone chiude cartello accusa manca voglia di lavorare. Interviene anche il sindaco del paese che vorrebbe altre spiegazioni e sottolinea: « Un messaggio molto preoccupante dal punto di vista del rapporto datore di lavoro con i propri dipendenti – ha scritto il sindaco – Bisognerebbe fornire tutte le informazioni del caso (stipendi garantiti, contesto lavorativo adeguato, come le temperature dei locali, e capacità di gestire il personale…) prima di esternare affermazioni così pesanti. Da anni l’attività funziona grazie alla buona volontà delle persone che vi lavorano e che hanno affrontato situazioni molto difficili come due rapine a mano armata… credo non si meritino una cosa del genere. Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà un’altra attività similare. Ad alimentare ulteriori polemiche non è bastato quanto ha scelto di rendere noto chi si è occupato di esporre il cartello, ma un secondo volantino apparso accanto al primo e che riportava la scritta «Vergognatevi». E tra le risposte al post del sindaco Maurmair si legge quella di Stefania Resci che ringrazia il primo cittadino per l’attenzione prestata alla vicenda e aggiunge: “Il mio più grande rammarico è non poter più prestare servizio a Valvasone…. La mia seconda casa…. Mi sono sentita subito in famiglia…. Sono riuscita a conquistare la fiducia dei miei clienti che ho sempre ricambiato con grande orgoglio e stima…Questo è ciò che mi fa più male…. Grazie infinite a tutti. La voglia di lavorare almeno da parte mia non è mai mancata… Ma visto che siamo ormai nel 2023 certe condizioni lavorative e certi atteggiamenti da parte dell’azienda sono insostenibili…. Credimi ne sono passate di persone valide ma hanno fatto di tutto per farle andare via… Questa la chiami serietà???????”

La risposta degli amministratori Cospalat

A poche ore da quanto accaduto, dal cartello esposto e dall’esplosione della polemica, il consigliere della Cospalat Renato Zampa ha dato delle spiegazioni rilasciando queste dichiarazioni a ‘’Il messaggero’’: «Cerchiamo due persone per mantenere in attività lo spaccio di Valvasone, ma non riusciamo a trovarle. Perché anche solo lavorare il sabato sembra essere un problema. L’incarico che offriamo consiste in un lavoro da commesso, dietro al banco dello spaccio di Valvasone. Quaranta o trenta ore settimanali, con tanto di formazione che ovviamente garantiamo. A quel punto sono iniziate grosse difficoltà: su dieci appuntamenti fissati, si presentano di norma solo tre persone. Calcoliamo che al momento per tenere aperto lo spaccio siamo stati costretti a spostare dipendenti da altri negozi del territorio friulano». E a suo dire, tutte le candidature sarebbero state presentate da persone tra i 30 e i 50 anni. «Di giovani non se ne vedono», dice Zampa. «Lavorare il sabato non va bene, iniziare il turno alle otto è troppo presto, gli spostamenti sono troppo lunghi. Ecco perché con quel cartello ho voluto provocare. Sarà un caso, ma da quando è comparso il messaggio ho ricevuto tre telefonate. Speriamo che i prossimi colloqui vadano meglio». Zampa ha parlato di ore settimanali, di sabato lavorativo, senza però citare l’entità del salario. L’amministrazione di Cospalat non ci sta e parla di accuse infondate e false: loro hanno sempre pagato tutti gli stipendi.