Dopo le ultime notizie che giungono dalla Cina sul Covid, il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, ha voluto riassumere la situazione legata all’utilizzo dei vaccini nel nostro Paese. L’analisi che emerge dalla sua recente intervista vede l’Italia un po’ assopita su questo tema anche in virtù dell’avvicendamento politico che ha scosso il nostro governo e ha reso necessario un approfondimento di tanti temi a partire ovviamente dalla manovra.
Nonostante questa fase di stallo, dall’Aifa fanno sapere che le dosi a disposizione restano molto abbondanti per cui ci sono tutti i presupposti per continuare la campagna vaccinale. Secondo Magrini, un’attenzione particolare va rivolta alle persone a rischio per le quali bisognerebbe uscire dalla logica dei “numeri”, intesi come quantità di dosi assunte, per passare più ad un approccio di protezione ciclica ad intervalli di 4-6 mesi. Ecco la sua analisi:
Non mi concentrerei sui numeri. Quarta o quinta dose che sia, le persone a rischio dovrebbero fare un richiamo dopo 4-6 mesi dall’ultima vaccinazione o da un contatto col virus. Vedo proprio in questi giorni che il messaggio inizia a essere ascoltato. Nell’ultima settimana le somministrazioni sono tornate a 200mila, un dato che non vedevamo da tempo. Spero che il mese di gennaio vada ancora meglio.
Per quanto riguarda invece i cosiddetti “non fragili”, l’Aifa resta comunque prudente:
È libero di vaccinarsi, se lo ritiene, per stare più tranquillo o per non portare il virus in famiglia, qualora ci fossero parenti fragili. Abbiamo dosi più che sufficienti per tutti e anche i dati recenti confermano che il vaccino è sicuro e copre dalle forme gravi tutte le fasce d’età.
Covid, l’Aifa spiega le ragioni dietro lo stallo sui vaccini
Come anticipato, l’analisi dell’Aifa racconta di un governo che ha rallentato sui vaccini negli ultimi mesi nonostante le dosi a disposizione; nonostante tutto, Nicola Magrini si è comunque detto fiducioso riguardo al futuro anche in virtù degli ultimi dibattiti ragionati nelle sedi di governo. Ecco il suo racconto:
Diciamo che da ottobre abbiamo avuto un paio di mesi di pausa di riflessione, anche politica, per l’insediamento del nuovo governo. Lì, all’inizio della stagione delle infezioni respiratorie, sarebbe stata necessaria una maggiore continuità, una campagna più convinta. Dopo un importante cambio di governo abbiamo assistito ad alcune esitazioni o momenti di riflessione, a proposito della campagna vaccinale, ma i numeri di questi giorni ci fanno ben sperare. Dalla riunione dell’unità di crisi di venerdì scorso siamo usciti, il ministro per primo, con la volontà di rilanciare le immunizzazioni.
Infine, un passaggio su quanto si sta verificando in Cina ed in particolare sul rischio di ritrovarsi con nuove varianti che possano bucare i vaccini attualmente a disposizione:
Al momento non c’è nessuna nuova variante che superi o “buchi” i vaccini disponibili. In Cina oggi stanno circolando le varianti che erano da noi diversi mesi fa. È come se a causa del lungo lockdown ora stessero vivendo una pandemia ritardata rispetto al resto del mondo. Per individuare un’eventuale nuova variante occorre restare vigili, e dovremmo migliorare la nostra capacità di sequenziamento. L’Italia non ha inizialmente brillato in questo campo, ma un buon sistema sentinella è in atto per capire cosa circola e cosa accade nel mondo