Fabio Aru è uno dei nomi più noti del ciclismo italiano, nel suo palmares può contare vittorie prestigiose come quella della Vuelta a España 2015, una tappa al Tour de France, tre al Giro d’Italia e due alla Vuelta.
Nel 2021 ha salutato proprio in Spagna, la terra che gli ha dato le più grandi gioie, il professionismo, e dopo un anno senza gareggiare il Cavaliere dei Quattro Mori sta tirando le prime somme lontano dalle gare.
Aru e la vita da ex corridore
È stato un anno sicuramente diverso dal solito a livello di programmazione. L’essere umano poi è fatto per lamentarsi qualsiasi cosa faccia e quindi quando ero professionista pensavo di essere sempre molto impegnato tra ritiri e corse ma siamo anche tanto supportati dai team e quindi bisogna pensare solo ad allenarsi. La vita normale invece è fatta più di frenesia sotto alcuni aspetti. Quando mi allenavo ero impegnato al mattino, ma il pomeriggio lo avevo libero; adesso non è più così, ma sono felice.
La tentazione di tornare a correre
Seguo con piacere le gare, ogni tanto ci sono dei momenti dove provo un po’ di nostalgia. Sono stato a Montecarlo per BEKING Monaco ed ero in mezzo a tutti i miei ex colleghi e quindi ho rivissuto un po’ i vari momenti: è stato bello, sto bene così. Però mai dire mai…
Come è cambiato il ciclismo
Rispetto a quando sono passato io, oggi c’è una programmazione più precisa. Quando facevo ciclocross a 16/17 anni ero seguito, ma adesso ci sono molte più cose, un altro mondo. Oggi c’è una precisione assoluta già dalle categorie minori, tra nutrizionista, traning camp, misuratori di potenza e via dicendo. Io il potenziometro l’ho usato per la prima volta nel 2012 con l’Astana. In questi ultimi anni quasi tutti gli juniores hanno il misuratore di potenza. Io ero molto appassionato e quindi compravo molte riviste per informarmi e capire come potevo migliorare, ma solo quando sono passato professionista ho iniziato ad avere una programmazione ad hoc
I prossimi italiani a stupire in sella
Per le Classiche mi piace Andrea Bagioli, ha un buonissimo talento e può crescere molto, anche Andrea Piccolo può far bene