Si chiama BF.7 la nuova variante Covid e a Shanghai, con i suoi 26 milioni di abitanti, la sua avanzata sembra essere inarrestabile. Dopo il boom di contagi in Cina, seguito alla riapertura decisa da Pechino dopo anni di misure draconiane, il timore è che l’enorme numero di casi, e quindi di replicazioni virali, favorisca la nascita di nuove varianti ancora più aggressive e diffusive. Questa sottovariante di Omicron BA.5 è estremamente abile nell’eludere l’immunità e si ritiene che stia appunto guidando l’attuale ondata asiatica. Tuttavia, ogni nuova infezione offre al coronavirus la possibilità di mutare e sappiamo che il virus si sta diffondendo rapidamente in un Paese che conta oltre 1,4 miliardi di persone e che ha abbandonato la sua politica Zero Covid, rinunciando al blocco di intere città e alle rigide politiche di contenimento, proprio in un momento in cui sta affrontando un’ondata di nuovi casi Covid-19.
La nuova variante Covid BF.7: cos’è, quali sono i rischi. Tutto quello che c’è da sapere
In Cina la maggior parte delle persone non è mai stata esposta al coronavirus. Inoltre, i vaccini utilizzati dal governo si sono dimostrati meno efficaci contro le infezioni gravi rispetto alle versioni occidentali studiati sull’RNA messaggero, perché si basano su una tecnologia più vecchia che produce meno anticorpi. Molti di questi vaccini cinesi, peraltro, sono stati somministrati più di un anno fa, il che significa che l’immunità è diminuita. In più, la percentuale attuale di richiami vaccinali effettuati è molto bassa, soprattutto tra le persone anziane. Risultato: c’è terreno fertile per favorire una mutazione del virus. “Quello che sta succedendo in Cina era un rischio ampiamente anticipato e prospettato da settimane”, sottolinea lo scienziato Alessandro Vespignani, tra i massimi esperti mondiali di modelli epidemiologici e scienza delle previsioni, colui che nella fase iniziale della diffusione ha predetto la pandemia di Covid-19. «Nella comunità scientifica si è discusso a lungo delle conseguenze della exit strategy cinese. Ci sono anche lavori pubblicati e tutte le stime mostravano ondate epidemiche enormi. Purtroppo i dati cinesi sono opachi al momento, ma parliamo di numeri elevatissimi”. Secondo Vespignani, che dirige il Network Science Institute alla Northeastern University di Boston, dove insieme al suo team di ricerca identifica i possibili scenari di come una malattia potrebbe diffondersi, è possibile che il 50 percento degli 1,4 miliardi di cinesi venga infettato dal Covid-19 nell’arco dei prossimi mesi, un quadro che minaccia di sopraffare i sistemi sanitari del Paese e di aggravare ulteriormente i problemi della catena di approvvigionamento mondiale. “Sorprende il fatto che ci sia stupore e che sia mancata, ancora una volta, una comunicazione e una chiara spiegazione di quello che succede in Cina e dei potenziali problemi per gli altri Paesi“, afferma. Secondo lo scienziato, infatti, “la Cina si è messa nell’angolo a causa di una serie di decisioni strategiche estremamente sbagliate. La prima è stata una campagna di vaccinazione disastrosa che ha puntato sui giovani ma tralasciato gli over 60; la seconda una politica di nazionalismo vaccinale con un vaccino che funziona molto meno di quelli occidentali. Ora il risultato è che i cinesi sono nei guai: devono fare i conti con una variante di Sars-CoV-2 molto trasmissibile come Omicron, una popolazione vaccinata male e il rifiuto – per ragioni politiche – di acquisire i vaccini occidentali.
Sintomi e diffusione
I sintomi di un’infezione da BF.7 sono simili a quelli associati ad altre sotto-varianti di Omicron, comprendendo principalmente sintomi respiratori superiori. I pazienti colpiti possono avere febbre, tosse, mal di gola, naso che cola e affaticamento, tra gli altri sintomi. Una minoranza di persone può anche manifestare sintomi gastrointestinali come vomito e diarrea. BF.7 è stata rilevata, oltre che in Cina, anche in molti altri Paesi in tutto il mondo tra cui India, Stati Uniti, Regno Unito e in diversi Paesi europei come Belgio, Germania, Francia e Danimarca. Nonostante le caratteristiche immuno-evasive di BF.7 e i segnali preoccupanti sulla sua crescita a Pechino, la variante sembra però non destare preoccupazioni altrove.