Torna di attualità il tema degli stabilimenti balneari: dopo la questione legata alla privatizzazione delle spiagge libere, da domani aumenterà il canone demaniale di locazione. Per le associazioni d’impresa già pronto il piede di guerra contro il governo, ma il rischio è che a rimetterci siano come spesso accade i consumatori.
Aumento canone stabilimenti balneari, possibili ritocchi sui listini
Canone stabilimenti balneari, qual è l’aumento previsto per il 2023?
Secondo i dati disponibili esso è pari al 25,15%, ma c’è chi minimizza questo aumento sottolineando che anche con le nuove tariffe l’impatto sul volume d’affari complessivo risulterà comunque minimo.
Il canone medio nel 2022 si è fissato a circa 2.000 euro, con minimi intorno ai 500 (anche per hotel di lusso) e massimi intorno ai 5.000. Una spesa che, in molti casi, si recupera in appena una giornata. Nel mezzo c’è un’altra situazione che ha acuito le tensioni lungo l’asse, vale a dire l’apertura dei bandi per le nuove licenze (slittata a data da destinarsi in virtù del cambio di Esecutivo). Nei giorni scorsi Maurizio Gasparri (Forza Italia) aveva ipotizzato il coinvolgimento dell’Ue, tuttavia i soggetti titolari chiedono garanzie quanto prima possibile.
Forti e numerose le proteste dell’intero settore. Antonio Capacchione, presidente di Sib-Confcommercio, e Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba-Confesercenti, hanno diramato un comunicato congiunto in cui parlano di “provvedimento ingiustificato e ingiusto”, specialmente alla luce del dato sull’inflazione. Poi contestano il meccanismo con cui si adegua il canone demaniale, giudicato “non idoneo in quanto non parametrato all’effettiva redditività dell’area oggetto di concessione“. Infine, sottolineano che questo maggior impiego di risorse nei confronti dell’erario, fungerà da disincentivo per futuri investimenti per il potenziamento dei servizi balneari. Per questi motivo si chiede “la revoca del provvedimento o la sua sospensione in attesa di un opportuno e doveroso riordino dei criteri di determinazione dei canoni che li renda giusti ed economicamente sopportabili“.