Tra le eredità del 2022 c’è sicuramente la guerra civile in Iran, dove le proteste continuano e continueranno anche superata la mezzanotte. La situazione non cambia, con le manifestazioni che si diffondono a macchia d’olio in tutto il Paese e il regime governativo di Raisi che usa il pugno duro. Ucciso un 22enne di origini curde, è l’ennesima vittima civile.
Per il momento l’epicentro rimane la capitale, dove i negozi continuano a rimanere chiusi. Per le strade si odono solamente gli slogan contro Raisi, a cui si augura la morte. Tuttavia, nel sud del Paese (regione del Sistan-Baluchistan), il bersaglio è l’ayatollah Khamenei: sinonimo di un dissenso sempre più allargato
Iran, le proteste gettano il Paese nel baratro economico
Le proteste in Iran, che durano ormai da oltre tre mesi, non accennano a placarsi e, anzi, registrano ogni giorno episodi che alimentano il clima di violenza che si respira per le strade. Con l’esecuzione di civili, secondo le organizzazioni umanitarie che seguono da vicino lo scenario (Amnesty International, Iran Human Rights), c’è il rischio di assistere a nuove stragi: sarebbero almeno 100 i detenuti nelle carceri iraniane su cui pende la pena di morte (e la loro età media non supera i 25 anni).
La zona del Beluchistan, posta nell’estremo lembo sudorientale del Paese al confine con il Pakistan, già da tempo vive una pressione separatista, con numerose denunce di episodi di discriminazione nei confronti della popolazione civile. Ma oltre al drammatico conteggio umanitario delle vittime, l’Iran deve fare i conti con una prospettiva pessima per il 2023. Il rial, la valuta locale, ha perso il 25% del valore dallo scoppio delle proteste, l’inflazione ha toccato i picchi del 50%.
In ogni caso, c’è almeno una notizia positiva dagli ultimi aggiornamenti: la Corte Suprema ha revocato la condanna a morte nei confronti di un 25enne che era stato arrestato a ottobre per danneggiamenti alla proprietà pubblica durante una delle molteplici manifestazioni. Lui stesso si è professato innocente e ha iniziato uno sciopero della fame, fino a che il suo destino non è stato riscritto: una piccola vittoria, sebbene le porte del carcere rimarranno chiuse.