Papa Ratzinger Benedetto XVI è morto questa mattina e lascia una grande eredità che è stata analizzata dopo la sua rinuncia e continuerà ad esserlo anche in futuro. Noi di TAG24 abbiamo avuto modo d’intervistare in esclusiva il “decano dei vaticanisti” Raffaele Luise, un uomo che ha conosciuto bene il Papa durante il suo pontificato e che è stato uno dei pochi a poterlo incontrare privatamente anche in vaticano dopo la rinuncia nel suo ritiro del monastero Mater Ecclesiae. Abbiamo provato ad analizzare con lui senza remore luci ed ombre di quello definito da tutti come il papa teologo, un uomo di grande fede e cultura.
Papa Ratzinger Benedetto XVI vaticanista Luise sui funerali sobri
Non possiamo non partire che dal grande appuntamento dei funerali di Papa Ratzinger Benedetto XVI, che si svolgeranno nella Basilica di San Pietro il prossimo 5 gennaio alle 9:30 del mattino: “Il 5 gennaio ci sarà la messa in San Pietro presieduta dal Papa, è la prima volta che in tempi recenti che un papa celebra il funerale del suo predecessore. Non c’è ancora una norma canonica per inquadrare la figura del Papa Emerito o Vescovo di Roma Emerito. Il Papa Francesco ha deciso di presiedere una celebrazione che sarà molto sobria, non è un papa operativo. Ci possiamo aspettare qualche presenza di Capi di Stato, ma ora non è stato ancora deciso. Io presumo che non sarà una messa pontificale. È possibile che venga il presidente della Repubblica Tedesca, è possibile che ci possa essere Sergio Mattarella, diciamo che sono cose possibili ma non ci sono ancora dati certi. La cosa importante è che sarà sobria, quindi non sarà una messa pontificale”.
Sul rapporto tra Papa Francesco e Ratzinger
Luise è convinto che Papa Francesco non potrà dire molto di più sul suo predecessore, che era un uomo da lui stimato e con il quale aveva un ottimo rapporto: “Quando ha dato l’annuncio dell’aggravarsi della salute lo ha descritto come un uomo che ha retto con la preghiera le sorti della Chiesa. Durante l’omelia il Papa svilupperà un concetto sicuramente più articolato, che poggia sull’ottimo rapporto che i due hanno avuto sia dal papa regnante che il papa emerito. La sobrietà di vita è emersa dal fatto che non è mai uscito dal Vaticano ed è rimasto in preghiera per la chiesa nel centro della chiesa ed è stato molto stimato da Papa Francesco. Lui è intervenuto a pochissimi convegni, sempre mantenendo una figura sobria senza manifestare alcun potere papale. Lui è stato sempre molto rispettoso del suo ruolo e quindi Papa Francesco non potrà che lodarlo.Ratzinger celebrò il funerale di Giovanni Paolo II perché era il decano del collegio cardinalizio, ma in questo casa c’è un papa regnante che lo farà. Lui starà sull’altare e presiederà dall’altare perché avevano un rapporto molto vivo con Benedetto XVI, poi magari sarà aiutato nella celebrazione”.
L’omaggio dei cardinali e di Papa Francesco
Molta la curiosità anche sull’eventuale arrivo dei cardinali in massa a Roma, opzione che però il vaticanista Luise sembra escludere: “Di solito i cardinali quando muore un Papa si sono riuniti separatamente per omaggiarlo prima dell’apertura ai fedeli. La camera ardente aprirà lunedì per cui penso che Papa Francesco avrà modo di vedere Papa Ratzinger al monastero, non dobbiamo aspettarci l’arrivo di numerosi cardinali. Non dovrebbe esserci alcun corpo diplomatico. I messaggi di cordoglio che stanno arrivando e che continuano ad arrivare non significano che i capi di stato saranno presenti. Non può dare l’idea di trovarci ad una celebrazione pontificale perché è morto un papa che aveva dato le dimissioni”.
Il rapporto personale e l’ultimo incontro di Luise con Ratzinger
“Io sono stato amico di Papa Ratzinger e sono il decano di tutti i vaticanisti Rai. L’ho conosciuto da vicino anche nelle vacanze dolomitiche. Dopo che si è ritirato l’ho incontrato 4 anni fa quando ero stato invitato nei giardini vaticani per recitare insieme il rosario. Un momento privato molto affettuoso e profondo, abbiamo parlato della correttezza dei media che stavano prendendo una via di fake news. Parlammo della necessità che la comunicazione non deragliasse, era una delle complessità del mondo che sfidavano la fede”, sul suo lascito e il Benedetto XVI privato che aveva conosciuto “Rimane il grande uomo di cultura, rimane il teologo grande ma non grandissimo. Rimane l’uomo affascinato dalla cultura musicale e amante di Mozart. Rimane il pontefice tra i più puliti, corretti del Vaticano dove ancora ci sono problemi di non trasparente operatività. Lui è stato un cardinale limpido e non si è arricchito per niente. Aveva la sua Renault 4 e con quella è rimasto. Rimane il fatto che nella famosa Via Crucis del 2005 disse che c’è molta sporcizia nella chiesa, si riferiva agli scandali di pedofilia che non erano ancora emersi. Il Vaticano cercava di metterli sotto il tappeto. Ratzinger ha cominciato l’opera di pulizia della Chiesa, anche se è stato implicato nel caso di un prete pedofilo che per disattenzione sua è stato solo trasferito. Ha cominciato anche l’opera della trasparenza finanziaria ed economica in Vaticano, questi dati sono inoppugnabili”.
Le dimissioni del 2013 nata dalla paura del mondo
Luise è chiaro sul perché delle dimissioni di Papa Ratzinger arrivate nel 2013: “Le dimissioni sono arrivate per paura del mondo. Il caso furono dei documenti privati venduti ai giornalisti corrotti dal maggiordomo dimostra che non aveva più una grande presa sulla gestione del Vaticano. Lui si disse stanco nell’anima e la chiesa esige anche una forza dell’anima per reggere in un mondo che presenta sfide alla fede profondissime. Si è sentito fragile di fronte alla gestione del mondo come pontefice, oltre che nel fisico infatti non aveva apprezzato l’esposizione estrema al dolore di Giovanni Paolo II quasi spettacolarizzata. La visione che Papa Ratzinger aveva era quella dei cosiddetti cattivi maestri, lui non aveva fiducia di un mondo e si sentiva come assediato in una cittadella. Non poteva reggere il peso della chiesa e ha capito di essere inadatto a fare il Papa. Lui ha riscontrato dentro al Vaticano una realtà non più gestibile. In Vaticano ci sono tante correnti e lui non riusciva più ad imporsi”.
Il peso e l’eredità delle sue dimissioni
Le dimissioni però per il vaticanista sono state in realtà uno straordinario atto di forza: “Possiamo dire che il coraggio del Papa è stato aver considerato che la sacralità del magistero papale non è legato a un perimetro temporale. Il privilegio enorme di essere Papa con 1,5 miliardi di persone con la più grande autorità del mondo e rinunciare a questo privilegio. La sua è stata una misura di forza evangelica“, una strada che in futuro verrà probabilmente percorsa anche dal suo successore “Si è dimesso come atto di un coraggio enorme, che crea un antecedente: Papa Francesco ha detto sempre di aver aperto una via dei pontefici a tempo. La sacralità non è quella del monarca assoluto, è una grande riforma che sacralizza desacralizzando. Questa sarà la via anche di Papa Francesco in futuro, non subito perché tutto ciò che è stato detto e scritto sono soltanto illazioni”.
La pedofilia e le ombre per il caso del Cardinale Law
Non possiamo non parlare però anche delle ombre del pontificato di Benedetto XVI, una su tutte quella del trasferimento del Cardinale Law da Boston a Roma dopo le accuse di pedofilia su cui Luise però spiega: “È stato messo a presiedere una basilica, ma in realtà è come se fosse stato rinchiuso lì dove ha trovato alla fine anche il pentimento per quanto fatto. Non è la basilica di San Giovanni con funzioni burocratiche. Non ha avuto più nessuna possibilità di dare adito a un proseguo degli abusi in nessun modo“, si sofferma invece su una grande azione contro la pedofilia iniziata quando era ancora cardinale “Mi soffermerei su come quando era all’ex Sant’Uffizio e sollevò il caso del peggiore dei pedofili, Marcial Marcel dei legionari di cristo che aveva abusato dei suoi propri figli, preti, suore. Lui era andato a dire al segretario di stato Sodano che bisognava porre fine a questo scandalo, ma quest’ultimo non raccolse l’invito del cardinale Raztinger. Quando lui divenne Papa la prima cosa che fece fu allontanare e imprigionare Marcial Marcel da capo dei Legionari di Cristo, lo ha degradato e rinchiuso in un monastero”.
Papa Ratzinger Benedetto XVI su gay e comunità LGBT
Altra ombra sul suo pontificato è stata la chiusura totale per qualsiasi diritto civile alla comunità LGBT, una macchia dovuta al suo essere tradizionalista: “Ratzinger ha chiuso sui diritti sulla sfera sessuale gender, era espressione di una teologia antica e sorpassata un po’ come Giovanni Paolo II contro il ministero alle donne, pensava che non dovessero avere gestione dei dicasteri vaticani. Gli omosessuali andavano bene solo se non praticavano il disordine della loro vita affettiva. Un giudizio totalmente negativo, su questo piano è stato un papa della tradizione. Aveva paura della modernità del mondo e questo si ripercuoteva anche in materia dei diritti civili”, in contrasto con Papa Francesco il primo pontefice della storia ad accoglierli seppur non riconoscendone ancora alcun diritto “Questo è stato un punto di contrasto con Francesco che mostra un’apertura non tanto per le donne da mettere a capo di un dicastero, quanto proprio per i diritti delle persone. Francesco ha ribadito con forza che il matrimonio è l’unione tra uomo e donna, ma accogie però amici omosessuali e transessuali e riconosce la cittadinanza legittima nella chiesa. A livello di diritto non è andato molto avanti, ma l’accoglienza è comunque un fatto nuovo e l’inizio di un percorso”.