È stata pubblicata la dichiarazione dei redditi di Donald Trump nel periodo che va dal 2015 al 2020. La pubblicazione, che arriva dopo un duro braccio di ferro con il tycoon, è avvenuta poco prima che i repubblicani riprendano il controllo della Camera dai democratici, e porta alla luce nuove scottanti rivelazioni sulle finanze di Trump proprio mentre l’ex presidente ha lanciato la campagna elettorale per le presidenziali del 2024. Le dichiarazioni dei redditi dell’ex presidente Usa, che includono la rielaborazione di alcune informazioni personali sensibili come i numeri di previdenza sociale e i conti bancari, fanno seguito al voto del Ways and Means Commitee della Camera dei rappresentanti, avvenuto la scorsa settimana. I democratici della commissione hanno sostenuto che erano in gioco la trasparenza e lo stato di diritto, mentre i repubblicani hanno controbattuto che la pubblicazione avrebbe creato un pericoloso precedente per quanto riguarda la perdita della protezione della privacy. Trump si era sempre rifiutato di rendere pubbliche le sue dichiarazioni quando si era candidato alla presidenza e ha condotto una battaglia legale per tenerle segrete mentre era alla Casa Bianca. Il mese scorso, però, la Corte Suprema ha stabilito che doveva consegnarle al Ways and Means Commitee della Camera. La pubblicazione delle tasse degli ultimi sei anni è un nuovo duro colpo per Trump, che ha esaurito tutte le strade legali a sua disposizione per mantenerle segrete.

Pubblicata la dichiarazione dei redditi di Donald Trump: cosa emerge dalle carte e quali conseguenze comportano

Oltre 2700 pagine da cui emerge che l’ex presidente ha avuto conti correnti bancari all’estero fra il 2015 e il 2020, incluso uno in Cina dal 2015 al 2017 e altri in Irlanda e Regno Unito. E che abbia pagato pochissime tasse il primo e l’ultimo anno del suo mandato alla Casa Bianca, denunciando perdite elevate (105 milioni di dollari nel 2015 e 73 nel 2016). Rilevante anche come nel suo primo anno di presidenza Trump abbia pagato più tasse all’estero che negli Stati Uniti: zero tasse federali pagate nel 2020 e solo 750 dollari nel 2016 e nel 2017. Nel 2018 ha pagato quasi un milione di dollari in tasse. Dai documenti, inoltre, risulta che Trump non ha donato nulla in beneficenza nel 2020, il suo ultimo anno di presidenza. Quando si era candidato nel 2015, aveva dichiarato che non avrebbe preso nemmeno un dollaro del suo salario da presidente pari a 400mila dollari l’anno. Nei primi tre anni di presidenza Trump ha quindi spiegato di aver donato in beneficenza il suo stipendio. Ha anche guadagnato 133.173 dollari in royalty nel 2020, ma non è chiaro per cosa. Per quanto invece riguarda la moglie, risulta che Melania Trump abbia guadagnato 3.848 dollari dalla sua attività di modella nel 2019 e nel 2020, ma in tutti e due gli anni ha registrato spese per 3.848 dollari e quindi si è ritrovata con zero di reddito netto. Uno dei quesiti ai quali i documenti resi pubblici potranno ora rispondere è se , e quanto, Donald Trump abbia beneficiato dalle politiche fiscali che lui stesso ha firmato. A partire proprio da Tax Cuts and Jobs Act del 2017, che prevedeva una serie di agevolazioni e tagli fiscali per le imprese e le persone benestanti. Per il Congresso si tratta di un’iniziativa rara: una simile azione non avveniva dal 1973, quando l’agenzia delle entrate americana consegnò le dichiarazioni dei redditi del presidente Richard Nixon a una commissione del Congresso. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è furioso: «2 Democratici non avrebbero mai dovuto farlo, la Corte Suprema non avrebbe mai dovuto approvarlo, e questo porterà a cose orribili per molte persone”, ha detto Trump in una dichiarazione venerdì, “i Democratici radicali e di sinistra hanno armato tutto, ma ricordate, questa è una strada pericolosa a doppio senso”. Per il tycoon i documenti gli daranno ragione: “Provano che ho avuto successo e sono stato in grado di usare alcune deduzioni fiscali per creare migliaia di posti di lavoro”.