Garrincha e Pelè, due calciatori, due amicizie, ma soprattutto due vite parallele, ma sempre vicine tra loro. I due, infatti, oltre ad essere stati compagni di nazionale di quel Brasile che, a Svezia 1958, diedero vita al calcio spettacolo che incantò tutto il mondo e aprendo un ciclo. Oltre a quella rassegna, però, il talento brasiliano partecipò ad altri due Mondiali, ossia Cile 1962, vinto anche quello, e a Inghilterra 1966.
La storia di Garrincha e Pelè
Il tutto parte dalla finale Mondiale persa nel 1950 al Maracanà (allora Maracanaço), contro l’Uruguay. Una sconfitta del tutto inaspettato che trasformo oltre 200.000 tifosi brasiliani in altrettante statue di cimitero, distruggendo un’atmosfera fantastica. Una sconfitta che portò, il presidente della Fifa, Jules Rimet, a commentare così la consegna della coppa, “tutto era previsto, tranne la vittoria dell’Uruguay“.
Da quel momento, però, si accese in tutto il popolo brasiliano un enorme voglia di rivincita, culminata con il successo in Svezia nel 1958, dove, per la prima volta, Garrincha e Pelè giocarono insieme. Il suo vero nome è Manoel Francisco dos Santos, detto anche Mané, ma conosciuto da tutti proprio con il nome di una particolare specie di uccelli. Questo perchè una delle sorelle lo iniziò a chiamare così, dal momento che, il suo fisico minuto gli ricordava proprio quello di un uccello. Una coppia che, insieme al neanche diciottenne Pelè faranno impazzire una nazione interna.
Essi, però, oltre alla maglia della nazionale, condivideranno anche un’altra grande cosa, ossia quella di non aver mai lasciato il Brasile, diventando gli idoli di Botafogo, nel caso di Garrincha, e del Santos, in quello di Pelè.
Garrincha gol in carriera
Ala destra di ruolo, Garrincha trascorse la maggior parte della sua carriera calcistica nel Botafogo appunto, vestendo la maglia bianconera per ben dodici anni, dal 1953 al 1965. Con il club arrivò a giocare ben 579 partite, mettendo a segno anche 249 gol, ossia tutti quelli realizzati nella sua carriera con squadre di club. Una volta dato l’addio al Botafogo, Garrincha giocò per altri quattro anni, nonostante uno stop di tre anni. Vestì le maglie di Corinthians, Flamengo e Olaria, totalizzando, però, solamente 24 presenze e un gol.
Con il Brasile giocò ben 50 partite, realizzando 12 reti, che lo posizionano al trentunesimo posto dei marcatori all time della nazionale sudamericana. Oltre a questi, però, andrebbero aggiunte altre dieci presenze in partite amichevoli non ufficiali, dove realizzò altre cinque reti.
Garrincha gambe
Una delle caratteristiche che lo resero uno dei giocatori più importanti del Brasile dei miracoli, fu una deformazione con la quale dovette convivere fin dal nascita. Garrincha, infatti, aveva una gamba sei centimetri più lunga rispetto all’altra, “difetto” che in realtà si rivelò un fattore in più, aiutandolo nella sua caratteristica principale, il dribbling. Una delle giocate che eseguiva sempre era di tagliare verso l’interno del campo o, tipicamente, allargarsi verso destra, sempre partendo palla al piede dal proprio settore di competenza.
Mossa che ripeteva più volte, aspettando che i suoi avversari tornassero sui suoi passi, solamente per divertimento.
Garrincha morte
Oltre alla passione per il calcio, però, altre due grandi passioni furono l’alcol e le donne. Sposatosi all’età di diciannove anni con Nair Marques, ebbe otto figlie. Fattore che non lo portò ad avere anche altre amanti, come la relazione con Iraci Castilho, con la quale era solito intrattenersi soprattutto negli anni di Rio de Janeiro, dove la portò a vivere mentre giocava con il Botafogo. Con la donna ebbe altri due figli.
Nel 1961 Garrincha vinse un concorso indetto dalla Simca e dal Jornal dos Sports quale giocatore più popolare, aggiudicandosi una lussuosa automobile. In questa occasione conobbe la cantante Elza Soares, la quale lo portò a divorziare con Nair e ad abbandonare le sue figlie. Fatto che, inevitabilmente, lo mise in cattiva mostra davanti all’opinione pubblica brasiliana.
L’altra sua grande passione, ossia l’alcol, invece, lo portò alla morte, avvenuta prematuramente all’età di 49 anni, il 20 gennaio 1983, a causa della cirrosi epatica e per un edema polmonare.