Nuova condanna per Aung San Suu Kyi: la leader dell’opposizione birmana dovrà trascorrere in carcere 7 anni aggiuntivi, che sommati ai 26 ai quali era già stata condannata fanno 33 anni dietro le sbarre. San Suu Kyi, 77 anni, è stata giudicata dal tribunale militare: la sua condanna è l’esito di un processo andato avanti per ben 18 mesi, che l’ha riconosciuta colpevole di cinque reati di corruzione.
L’ex leader 77enne, premio Nobel per la Pace nel 1991, è tenuta prigioniera della giunta in un carcere a Naypyidaw dal colpo di Stato del 2021 in Birmania. Su di lei pendono una serie di reati: dalla corruzione alla violazione del segreto di Stato, dai brogli elettorali all’inosservanza delle restrizioni anti Covid.
Nuova condanna per San Suu Kyi, la leader è apparsa in “buona salute”
Nonostante l’età e i lunghi mesi di galera, in tribunale San Suu Kyi è apparsa in “buona salute” secondo fonti giudiziarie. In questo lungo e non facile periodo ha dovuto affrontare l’ennesimo processo: nei mesi scorsi era già stata condannata a 26 anni di carcere, per quattordici capi d’accusa diversi.
Attiva per molti anni nella difesa dei diritti umani nel suo Paese, oppresso da una rigida dittatura militare, San Suu Kyi si è imposta come capo del movimento di opposizione tanto da meritare alcuni premi, tra i quali spicca il Nobel per la pace nel 1991. Il suo impegno politico ha avuto inizio nel 1988: fu tra i fondatori e primo segretario generale della Lega Nazionale per la Democrazia (LND), partito di opposizione alle dittature militari che hanno caratterizzato la storia birmana a partire dal 1962.
Nel 1989 fu posta per la prima volta agli arresti domiciliari dalla giunta militare. Nonostante il trionfo del suo partito alle elezioni dell’anno dopo, con la conquista dell’81% dei seggi, i militari rifiutarono di cedere il potere. Ha trascorso quasi 15 anni di detenzione tra il 1989 e il 2010, prima di essere provvisoriamente liberata. Dopo una breve carriera politica tra il 2016 e il 2021, è stata destituita e nuovamente arrestata in seguito al colpo di Stato militare del 1º febbraio 2021.