Sono positivi i dati del nuovo monitoraggio Covid Iss, che confermano il trend in calo dei contagi. Stabili, invece, le terapie intensive. Nessuna Regione è ad alto rischio.
Monitoraggio Covid Iss: si conferma il trend in calo dei contagi
Contagi in calo e terapie intensive stabili, con nessuna Regione a rischio alto: è quanto messo in luce dall’ultimo bollettino settimanale sull’andamento della pandemia da Covid-19 in Italia, diramato questa mattina dall’Istituto superiore di sanità sulla base dei dati aggregati raccolti dal Ministero della Salute negli ultimi sette giorni, dal 23 al 29 dicembre. Secondo quanto riportato dall’Iss, nell’ultima settimana sarebbero ancora in calo l’incidenza dei contagi (207 ogni 100mila abitanti rispetto ai 270 della settimana precedente) e l’indice Rt calcolato sui casi sintomatici, sceso al valore di 0,84 (range 0,81-0,88) e quindi in diminuzione rispetto alla settimana precedente, quando aveva raggiunto il valore di 0,91, attestandosi comunque al di sotto della soglia epidemica di 1.
Buone notizie anche dal fronte ospedali, dove si è osservata una situazione di stabilità nei ricoveri, sia nei reparti normali che in terapia intensiva. Il tasso di occupazione si è fermato, infatti, attorno al 3,2% (rilevazione al 29 dicembre), rispetto al 3,1% della settimana precedente; a livello nazionale, il tasso di occupazione in aree mediche è invece sceso al 13%, rispetto al 13,7% della rilevazione del 22 dicembre. Nessuna Regione o Provincia autonoma è, inoltre, classificata a rischio alto: cinque sono a rischio moderato – Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia e Umbria – e sedici a rischio basso. Sono poi scese da 10 a 8 le Regioni in cui i reparti ordinari degli ospedali superano la soglia di allerta del 15% di occupazione da parte dei pazienti Covid. Si tratta di: Abruzzo (16,6%), Calabria (18,1%), Emilia Romagna (18,4%), Friuli Venezia Giulia (18,2%), Liguria (24,4%), Marche (18,8%), Umbria (38,8%) e Valle d’Aosta (17,9%).
Le Regioni e Province autonome sono invece sotto il livello di allerta del 10% per quanto riguarda l’occupazione delle terapie intensive: il valore maggiore di occupazione delle rianimazioni da parte di pazienti Covid si registra in Abruzzo, dove ha raggiunto, nell’ultima settimana, il 7,2%. Meno positivo è il parere degli esperti a tema vaccini. “La situazione non è ottimale per le quarte dosi fra gli anziani”, ha osservato il presidente del Consiglio superiore di Sanità e primario di Oncoematologia pediatrica al Bambino Gesù di Roma, Franco Locatelli, esortando “chi è fragile, perché ha età superiore ai 60 anni o malattia” a proseguire la campagna vaccinale. Per le persone al di sopra degli 80 anni, la copertura è, attualmente, del 43%, nella fascia 70-79 del 30%, mentre in quella tra i 60 e i 69 anni supera di poco il 18%, quando dovrebbe arrivare oltre l’80%.
Nonostante ciò, la maggior parte della popolazione ha ricevuto almeno tre dosi di vaccino. È lo stesso Locatelli a ribadirlo, nel corso di un’intervista a Repubblica, mettendo in luce le differenze tra l’andamento della pandemia nel nostro Paese e ciò che si sta osservando in Cina, dove l’aumento dei contagi è inesorabile. “Siamo in una situazione molto diversa dalla Cina”, ha dichiarato l’esperto. “Le condizioni di oggi non sono minimamente paragonabili al 2020 – ha spiegato -. Larga parte della popolazione sopra ai 12 anni ha ricevuto tre dosi di vaccino, che coprono dalla malattia grave, senza considerare contagiati e guariti”. Ciò “è frutto molto più dei vaccini che non della minore severità di Omicron – ha aggiunto -. Lì circolano diverse varianti di Omicron in una popolazione non protetta e alcune stime indicano che ci siano un milione di contagi al giorno con 5mila morti. Omicron è meno patogenica, ma resta in grado di provocare malattie severe e decessi in una popolazione suscettibile”.