Di tutte le opere letterarie ispirate al periodo natalizio, poche sono celebri quanto il Canto di Natale di Charles Dickens. Il racconto è in realtà soltanto il primo di una raccolta di cinque storie a tema natalizio, e deve almeno in parte la sua fama ai numerosi adattamenti
cinematografici di cui è stato oggetto nel corso dei decenni. Primo fra tutti, il disneyano Canto di Natale di Topolino, diretto da Burny Mattinson nel 1984.
Canto di Natale: una storia di fantasmi
Pubblicato per la prima volta nel 1843, Canto di Natale di Dickens non sfugge a quel certo gusto per l’horror tipico dell’Inghilterra vittoriana. Infatti, l’epoca vittoriana è ancora oggi nota per le sue affascinanti bizzarrie. Tra le altre, il gusto per il macabro e per le storie di
fantasmi caratterizzò l’Inghilterra di metà Ottocento, che assisté ad un proliferare mai visto prima di narrativa di genere gotico od horror.
Anche Dickens abbracciò questa tendenza e diede al suo racconto natalizio i tratti di una storia di fantasmi. Gli spettri di Canto di Natale, però, non sono ostili nel senso proprio del termine. Essi hanno il compito di guidare Scrooge attraverso passato e presente e di illustrargli le terribili ripercussioni del suo comportamento nel futuro. Il loro scopo non è terrorizzare, ma anzi salvare l’anziano protagonista dall’infausto destino al quale lui stesso si è condannato con le proprie azioni.
Critica sociale
Tuttavia, l’intento di Dickens, come spesso avviene nelle sue opere, è quello di muovere un’aspra critica sociale. Il racconto mostra con durezza gli effetti devastanti della povertà e l’enorme divario tra ricchi e poveri, piaghe diffusissime nell’Inghilterra vittoriana, dove Dickens viveva. Il protagonista, Ebenezer Scrooge, impersona l’avidità e l’indifferenza delle classi più abbienti nei confronti dei meno fortunati. I poveri hanno la colpa di non essersi impegnati abbastanza per affrancarsi dal proprio stato; pertanto, non meritano sostegno e sono anzi guardati con malcelato disprezzo.
Ebenezer Scrooge
Il protagonista del racconto è Ebenezer Scrooge, un anziano signore tanto ricco quanto arido avaro. Nella propria vita, Scrooge ha posto il denaro e il successo sopra ogni cosa, rinunciando all’amore e agli affetti, e disprezza l’unico parente ancora in vita, il nipote Fred, che lo invita alla sua cena di Natale. Inoltre, disprezza e sfrutta il suo unico impiegato, il povero Bob Cratchit. Ma, più di ogni altra cosa, Scrooge disprezza il Natale, festa che celebra proprio quel’amore e quell’altruismo che egli ha tanto in odio.
Ed è nella notte di Natale che Scrooge riceve la visita di Jacob Marley, il suo defunto socio. Lo spettro gli spiega d’essere stato condannato a vagare senza pace in eterno, a causa della propria avidità e spietatezza in vita. Se vorrà evitare di subire lo stesso destino, Scrooge dovrà ricevere nottetempo la visita di tre spiriti.
I tre spiriti
Il primo, il fantasma dei Natali passati, conduce il vecchio Scrooge a ripercorrere i Natali della propria gioventù. I ricordi di un’infanzia malinconica, ma anche quelli delle persone amate ormai scomparse, addolciscono il cuore arido del vecchio. Il fantasma del Natale presente mostra invece a Scrooge i festeggiamenti attualmente in corso. L’uomo rimane profondamente turbato quando lo spirito lo accompagna presso la casa dell’impiegato Bob Cratchit e gli mostra la sua povera famiglia e il suo bambino ammalato, Tim.
L’ultimo spirito, il fantasma del Natale futuro, mostra invece a Scrooge il destino che lo attende se egli persevererà nel proprio atteggiamento: quello di morire solo e odiato da tutti.
Canto di Natale e la Disney
Il personaggio di Scrooge è diventato tanto celebre, quale emblema dell’avarizia e della sete di denaro, che nel 1947 il fumettista Carl Barks diede il suo nome al proprio personaggio più iconico, un anziano papero scozzese, ricchissimo e taccagno: Scrooge McDuck, noto in Italia come Paperon de’ Paperoni. Ma il legame del racconto più amato di Dickens con gli studi d’animazione più famosi del mondo non finisce qui. Sono infatti entrambi Disney due degli adattamenti meglio riusciti del racconto: il già citato Canto di Natale di Topolino, del 1983, e il più recente A Christmas Carol, diretto da Robert Zemeckis nel 2009, con Jim Carrey nei panni di Ebenezer Scrooge.
Chiara Genovese