La Cina risponde alle accuse sui dati relativi ai decessi per Covid-19. Le autorità del Paese asiatico fanno sapere che i loro numeri sono sempre stati trasparenti, nonostante le cifre appaiano esigue rispetto ad altri Paesi e a dispetto della situazione negli ospedali cinesi, ormai al collasso. Gli ultimi aggiornamenti, diffusi da un organismo nazionale di controllo delle malattie, parlano di 5.500 casi giornalieri e un decesso: non secondo alcuni esperti, che stimano addirittura il doppio delle vittime.
Secondo la società di analisi dei rischi per la salute Airfinity, infatti, oltre ad una stima di 9.000 decessi giornalieri attuali e 1,8 milioni di infezioni al giorno in Cina, potrebbero esserci fino a 1,7 milioni di morti in tutto il Paese entro fine aprile 2023.
Ai giornalisti ha parlato Jiao Yahui della Commissione nazionale per la salute, ribadendo che la Cina considera vittime del Covid soltanto le persone morte per insufficienza respiratoria indotta dal virus. Gli altri Paesi del mondo, invece, includono nel calcolo tutti i decessi avvenuti entro 28 giorni di distanza dai test positivi.
La Cina ha sempre pubblicato informazioni sui decessi e sui casi gravi di Covid-19 in uno spirito di apertura e trasparenza. La Cina si è sempre impegnata a rispettare i criteri scientifici per giudicare le morti da Covid-19, dall’inizio alla fine, che sono in linea con i criteri internazionali.
Covid, le autorità cinesi hanno smesso di diffondere il bilancio giornaliero delle vittime
La scorsa settimana, in Cina, la Commissione nazionale per la salute ha confermato lo stop al bilancio giornaliero ufficiale, che forniva dati sulle vittime del Covid. Presto le restrizioni nel Paese asiatico verranno allentate ulteriormente: a partire dall’8 gennaio, la gestione del virus sarà ridimensionata. Il Covid verrà infatti trattato come un’infezione di classe B, anziché come una più grave infezione di classe A.
I ricercatori britannici della Airfinity, secondo i quali le cifre diffuse dalle autorità cinesi sarebbero ben diverse da quelle reali, hanno spiegato che il loro modello di studi si è basato sui dati delle province regionali cinesi, prima che venissero attuate le modifiche alla segnalazione delle infezioni. Tali dati sono stati combinati con i tassi di crescita dei casi di altri ex Paesi a zero Covid quando hanno eliminato le restrizioni.
Covid, in Corea del Sud restrizioni per chi atterra dalla Cina
Nel frattempo, anche la Corea del Sud corre ai ripari e introduce nuove misure per limitare i viaggiatori dalla Cina. Se Paesi come l’Italia e gli Usa si sono limitati a imporre tamponi obbligatori ai passeggeri in transito dal Paese asiatico, i sudcoreani sono andati oltre, ordinando in aggiunta anche restrizioni sui visti e limitando i voli per circoscrivere l’ondata di infezioni che sta interessando Pechino. Lo ha confermato il primo ministro Han Duck-soo.
Fino al febbraio del prossimo anno coloro che entrano dalla Cina dovranno sottoporsi a un test Covid prima e dopo il loro arrivo.
Il premier ha ribadito come da Seul stiano “inevitabilmente rafforzando alcune misure antiepidemiche per prevenire la diffusione del virus nel nostro Paese a causa del peggioramento della situazione del Covid-19 in Cina”.