Il conflitto in Ucraina assume le fattezze di un fatto, tra le altre cose, culturale. È la lettura che potremmo dare di un avvenimento odierno: ad Odessa è stata rimossa la statua di Caterina II. Trattasi di Caterina la Grande, la figura che regnò per oltre trent’anni il Paese nel diciottesimo secolo. È un’azione di de-russificazione a tutti gli effetti, plaudita anche dall’amministrazione ucraina come si evince dalle parole – riportate dall’AGI – del capo dell’amministrazione militare regionale locale Maksym Marchenko. Le sue parole:
Ringrazio i residenti di Odessa per aver considerato che l’eredità imperiale russa non ha posto nell’Ucraina moderna, legale e democratica.
A fargli eco è il Consiglio Comunale di Odessa che l’ha definita;
Una mossa giusta.
Rimossa statua russa ad Odessa: le reazioni
Il monumento di Odessa è stato rimosso in seno ad un’operazione durata un’intera giornata e, poi, consegnato a un museo per la sua conservazione. Le richieste di rimuovere la statua dell’imperatrice russa, eretta in una delle piazze centrali della città dal 2007, si sono intensificate subito dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio. A settembre la statua è stata imbrattata per due volte con vernice rossa e su di essa è stato apposto un cartello che identifica Caterina II con il presidente russo Vladimir Putin.
Chi era Caterina II
Il fatto assume ancora più valenza alla luce della personalità che rappresentava la statua. A Caterina II, la Grande, è attribuita la nascita della città di Odessa. Ma Caterina II è nota in Ucraina soprattutto per aver distrutto le ultime vestigia dello Stato autonomo cosacco che esisteva su quel territorio nel XVII e XVIII secolo. L’imperatrice limitò anche i diritti dei contadini ucraini, che sarebbero stati trattati come schiavi fino all’abolizione della servitù della gleba nel 1861. La rimozione della sua statua è solo l’ultimo episodio di una campagna di de-russificazione volta a rimuovere le tracce della dominazione russa dalla politica e dalla cultura ucraina, prevalente durante i quasi tre secoli che hanno preceduto l’indipendenza del Paese nel 1991.
L’importanza del gesto
Il filosofo ucraino Volodymyr Yermolenko ha ricordato in un articolo per Foreign Policy che l’assegnazione dei nomi alle strade di ogni città, paese o villaggio è stato uno dei tanti strumenti dell’impero russo, sia nella sua forma zarista che in quella sovietica, per designare e controllare il proprio spazio coloniale e cancellare la memoria locale. Chiaro quindi che il gesto degli ucraini ha un sottotesto lapalissiano: via la Russia – e la sua cultura – dall’Ucraina. Il conflitto in essere ha, evidetentemente, acuizzato le inimicizie secolari tra i due paesi.