“Le parole sono armi e le armi possono offendere ma anche difendere, sono strumenti potenti. Possono cambiare il mondo in una direzione migliore, se usate in maniera consapevole. Allora molte cose vengono da sé. Il tema è diventare consapevoli, dei cittadini responsabili. La consapevolezza è parte di una cura in cui rientra anche la cura del linguaggio. È un tirocinio per diventare membri nella comunità e non sudditi”. E’ il pensiero di Gianrico Carofiglio, uno che di parole se ne intende visto che è autore di numerosi libri di successo. Ed è necessaria l’istruzione per conoscere molte parole. Lo affermavano Piero Calamandrei e don Lorenzo Milani che a Barbiana, nel Mugello popolato di contadini, fondò una scuola per chi veniva tenuto ai margini dell’istruzione. 

Carofiglio, Calamandrei, don Milani e la Costituzione

I loro pensieri mi tornano in mente ogni volta che si apre una discussione sul significato delle parole. Di recente si è discusso, e alcuni ne hanno dato una connotazione negativa, sul significato delle parole Nazione e Patria. Eppure sono presenti nella Costituzione della Repubblica italiana. Guai a citarle. Si rischia di essere etichettati in malo modo, eppure l’articolo 67 dice che “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. 

Anche il termine Patria è presente in due disposizioni normative della Costituzione: all’articolo 52 si legge che “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino“ e al 59 che “il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

Nazione e Patria, basta la parola.

Stefano Bisi