Caso Yara Gambirasio ultime notizie. Il giudice per le indagini preliminari di Venezia ha stabilito che il Pubblico Ministero Letizia Ruggeri che si occupò del caso dalle prime ore della scomparsa della ragazza debba essere indagata per frode in processo penale e depistaggio, reato punito con il carcere da 3 a 8 anni. Alla base della decisione, la condotta della Ruggeri riguardo la cattiva gestione e conservazione dei campioni di DNA rinvenuti sul corpo della vittima. Tra questi anche quello di Massimo Bossetti, ad oggi ritenuto il colpevole dell’omicidio di Yara. Alcuni mesi fa la difesa di Bossetti aveva contestato la validità della prova genetica chiedendo di poter riesaminare le provette. Per questo motivo era stata presentata una denuncia-querela nei confronti della PM Letizia Ruggeri. Secondo l’accusa le 54 provette esaminate contenenti le tracce della vittima e del carnefice sarebbero stati impropriamente trasferiti dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Il cambio di destinazione avrebbe però interrotto la catena del freddo e di conseguenza questo potrebbe aver deteriorato il DNA rendendolo poi inutilizzabile per le altre analisi. Il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto opportuno indagare anche Letizia Ruggeri.

Caso Yara Gambirasio ultime notizie, cosa succede?

Il giudice per le indagini preliminari di Venezia ha provveduto a trasmettere gli atti alla Procura. Il Gip ha ritenuto “necessaria un’estensione soggettiva dell’iscrizione nei suoi confronti in relazione al reato di frode in processo e depistaggio al fine di permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente che al fine di permettere alla stessa una adeguata difesa”. Sotto la lente di ingrandimento sarebbero finite le dichiarazioni del pm Ruggeri davanti al procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito, ma anche passaggi chiave delle testimonianze rese da alcuni consulenti.

I due no dei giudici sull’accesso ai reperti e al Dna

Gli avvocati di Massimo Bossetti Claudio Salvagni e Paolo Camporini avevano trovato nei campioni di Dna lo spunto per far riaprire il caso sull’omicidio di Yara Gambirasio. La vicenda è iniziata nel novembre 2019 quando la difesa di Bossetti aveva chiesto l’accesso ai campioni di DNA. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione, Il PM dispone il trasferimento dei 54 campioni. I reperti sono poi stati sottoposti a un provvedimento di confisca che ne vieta la distruzione. Dopo un iniziale sì a visionarli arriva il dietrofront da parte del presidente della prima sezione penale del tribunale di Bergamo Giovanni Petillo. Il PM Letizia Ruggeri dovrà dimostrare ora di essere stata in buona fede. La difesa di Bossetti aveva presentato poi una nuova istanza di accesso ai reperti ma anche in quel caso nel 2018 i giudici della Corte d’assise di Bergamo hanno rigettato la richiesta. I difensori non hanno nemmeno potuto ottenere la ricognizione. La difesa aveva avanzato l’istanza in vista di una possibile revisione della sentenza.

La reazione della Procura di Bergamo

Il Procuratore di Bergamo è rimasto sorpreso dalla decisione del giudice per le indagini preliminari di Venezia. Parlando con le agenzia di stampa l’uomo ha riferito che le provette di DNA sono state regolarmente conservate in una cella frigorifera dell’Istituto San Raffaele fino a novembre 2019 e pertanto dopo un anno che la sentenza della condanna era passata in giudicato. La Procura è fiduciosa che dalle indagini emergerà la correttezza del comportamento della PM Letizia Ruggeri: “Dal tenore del comunicato mi pare di capire che vi sia stata una specifica richiesta al gip di trasmissione atti alla Procura di Venezia da parte della difesa di Bossetti contro il pm Letizia Ruggeri. E quindi il provvedimento del gip possa inserirsi nel quadro di questa nuova denuncia. Sono fiducioso che in sede di indagini emergerà la correttezza dei comportamenti tenuti dalla collega”.