L’Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici (UILM), categoria sindacale dei metalmeccanici della Uil, esprime scontentezza circa l’approvazione del provvedimento per l’ex Ilva avvenuta oggi in Consiglio dei Ministri. Lo fa capire, a chiare lettere, il segretario generale Rocco Palombella. Le sue parole:
L’approvazione del provvedimento per l’ex Ilva, che prevede un finanziamento a fondo perduto di 680 milioni, è una resa incondizionata del Governo nei confronti della multinazionale. Un atto grave e irresponsabile – prosegue commentando il decreto legge approvato dal Cdm – che non ha ascoltato le nostre grida di allarme. Riteniamo sbagliato concedere questa ingente somma di denaro pubblico senza reali garanzie occupazionali e produttive nè vincoli chiari sul futuro dell’ex Ilva.
Decreto ex Ilva, Uilm: “Una resa incondizionata da parte del governo”
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge sugli impianti di interesse strategico nazionale, tra cui l’ex Ilva. Questo il commento di Paolombella:
Questo provvedimento – afferma ancora Palombella – è l’ennesima occasione persa da parte di un Governo del nostro Paese, perché da una parte si consente una produzione minima che farà continuare a perdere economicamente, dall’altra parte si consente alla multinazionale di continuare ad avere mani libere che potrà portare alla chiusura definitiva dell’ex Ilva e di un asset strategico della siderurgia italiana. Un pannicello caldo – insiste il leader Uilm – che terminerà i suoi effetti nelle prossime settimane, dopo che verranno pagati i debiti con i fornitori energetici e con le ditte dell’indotto. Sono stati concessi 680 milioni di euro pubblici senza uno straccio di piano industriale. È una vergogna.
Sciopero
Il malcontento si declinerà tramite uno sciopero (organizzato da Fiom, Uilm e Usb) a partire dal 10 gennaio. E tramite una manifestazione, sotto la sede del governo, organizzata per il giorno seguente. Lo ha dichiarato, nella sua nota, lo stesso Palombella:
Confermiamo la nostra manifestazione dell’11 gennaio a Roma sotto Palazzo Chigi. Il Governo deve ascoltare i 20 mila lavoratori e le comunità interessate. No a forzature, saremo intransigenti per il bene dei lavoratori e il futuro della più grande acciaieria europea.