Il governo Meloni registra un altro successo di fine anno a proposito del Pnrr: il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto ha comunicato di aver raggiunto tutti i 55 obiettivi previsti dal secondo semestre 2022. Di conseguenza, la palla passa ora alla Commissione Ue che validerà l’operato e sbloccherà la terza tranche di aiuti dal valore di 19 miliardi di euro.
Nella nota, il ministro riconosce “il ruolo centrale della Cabina di Regia” e ringrazia personalmente i ministri e le amministrazioni “per la collaborazione mostrata in questi mesi”. Nelle prossime settimane arriverà in Parlamento la relazione semestrale sullo stato dei lavori del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Pnrr, perché non è tutto oro quello che luccica
Con un colpo di reni che a questo punto fa una prova, il Pnrr supera anche il cambio d’Esecutivo nonostante le lamentele avanzate precedentemente dalla premier Giorgia Meloni.
E’ assai probabile che il presidente del Consiglio rivendicherà questa vittoria nella conferenza stampa di fine anno, prevista domani mattina. Il ministro Fitto ha lavorato con grande alacrità dietro le quinte, facendo anche molta pressione sui ministeri che avevano maggior terreno da recuperare rispetto alla tabella di marcia imposta da Bruxelles. Tra questi spicca il ministero dell’Università, che aveva in sospeso il progetto per l’assunzione di circa 250 ricercatori. In precedenza, i ministeri dell’Ambiente, del Digitale, dell’Agricoltura e del Lavoro avevano concluso i lavori pubblicando gli aggiornamenti in Gazzetta Ufficiale.
Tuttavia, il governo non intende retrocedere sull’esigenza di rivedere il Piano alla luce dei recenti avvenimenti, ossia la guerra in Ucraina e l’inflazione. Fattori che impongono una riflessione, dal momento che l’Italia rischierebbe secondo il governo di investire molteplici risorse pagando lo scotto del caro prezzi sulle materie prime e trovando dunque difficoltà nella realizzazione degli obiettivi. Su questo punto si rischia lo scontro con la Commissione, che è apparsa intransigente. Insomma, soldi che arriverebbero che ma non sarebbero spesi: intanto si guarda già avanti, al 30 giugno 2023 quale prossima scadenza. 27 gli obiettivi da perseguire per ottenere ulteriori 16 miliardi.