Il decreto rave non trova spazio e consensi, così il presidente della Camera Lorenzo Fontana pensa già ad una possibile soluzione: la ‘ghigliottina parlamentare’. La procedura venne applicata per la prima volta dalla presidente Laura Boldrini, alla Camera, per far fronte all’ostruzionismo del M5S al decreto Imu-Bankitalia, che aveva messo a rischio la conversione in legge del provvedimento.
Cos’è la ghigliottina parlamentare: storia e definizione
La ghigliottina parlamentare, o anche conosciuta erroneamente come tagliola, è una procedura che permette ad un decreto in ‘stallo’ il passaggio diretto al voto finale, in qualsiasi fase dell’esame dell’aula esso si trovi.
La ghigliottina parlamentare, cosa è previsto dal regolamento
A differenza del regolamento del Senato dove ci sono precise disposizioni ad hoc in merito alla ghigliottina parlamentare, alla Camera l’istituto discende da un’interpretazione della presidenza della Camera della XIII legislatura, riconfermata nelle legislature successive ma mai applicata fino al 29 gennaio 2014. Allora, prima della drastica decisione della Boldrini la sola minaccia di poter applicare la ghigliottina aveva fatto rientrare l’ostruzionismo. Un «effetto deterrenza» che non ha funzionato nel caso dei 5 Stelle e del decreto Imu-Bankitalia.
La disposizione ad hoc del Senato
A Palazzo Madama la disposizione è precisa: la ‘ghigliottina’ viene applicata al trentesimo giorno dal deferimento, ove il disegno di legge sia stato presentato al Senato o entro 60 giorni complessivi se trasmesso dalla Camera. Solamente alla scadenza il presidente può porre in votazione la conversione in legge del decreto presentato con l’automatica decadenza di tutti gli emendamenti non esaminati, salvo in casi determinati, porre in votazione gli emendamenti accolti dalla commissione competente per l’esame in sede referente.
Decreti legge per una conversione più veloce
È doveroso un appunto per capire il contesto politico in cui viviamo. Negli ultimi anni i provvedimenti d’urgenza sono divenuti strumenti ordinari con cui l’esecutivo legifera, e riportare ora il procedimento di conversione in legge dei decreti nell’alveo della Costituzione, secondo il metodo della programmazione dei lavori, potrebbe dunque non essere una priorità per il Governo Meloni. L’attuale situazione percepita di emergenza e sempre all’angolo di scadenze consente all’esecutivo di continuare a giustificare il ricorso sistematico alla questione di fiducia per convertire in tempi ‘relativamente più brevi’ i decreti in legge.