Si chiama “shaken baby syndrome“, traducibile in italiano con “sindrome da neonati percossi”: l’ultimo caso coinvolge due piccoli di 4 e 5 anni, attualmente ricoverati nel reparto di Pediatria al Policlinico di Modena. Alla base di questi maltrattamenti c’è sostanzialmente la perdita di controllo dei genitori, i quali si fanno prendere dall’ansia e dalla frustrazione e sfogano il proprio malcontento sui figli.
Due casi separati, uno in città e l’altro in provincia, sono ora al vaglio degli inquirenti della Procura del capoluogo emiliano, chiamati a indagare sul comportamento dei genitori. Secondo le prime ricostruzioni, entrambi i neonati presentano lividi direttamente riconducibili a percosse e scuotimenti. Un’indiscrezione, in attesa di conferma, suggerisce che uno dei due bambini possa aver riportato danni cerebrali permanenti.
Sindrome da neonati percossi, cos’è e come si riconosce
La sindrome del bambino scosso, cosa c’è da un punto di vista clinico dietro l’episodio dei due neonati percossi a Modena.
Come detto poc’anzi, il gesto più diffuso è quello di uno scuotimento (per esempio all’interno della culla), ma può capitare nei casi più gravi che il bambino possa essere sballottato o persino “lanciato”. Il professor Lorenzo Iughetti, direttore ordinario del reparto di Pediatria del Policlinico di Modena, paragona la sensazione vissuta dal neonato a quella di un tamponamento in auto. Sotto il profilo cerebrale, il continuo reclinarsi del cranio provoca delle rotture dei vasi sanguigni che, nella stragrande maggioranza dei casi, costituiscono lo stadio antecedente al coma. Secondo gli studi, questa sindrome si colloca in un punto intermedio tra la trascuratezza del minore e il maltrattamento fisico, segnando una loro commistione.
Pare esserci poi una forte correlazione tra questi fenomeni e il malessere familiare: non a caso i dati registrano un aumento che risulta in linea con gli studi sul benessere psicologico post-pandemia. Tornando a concentrarci sul quadro clinico, il neonato finisce in uno stato di coma poiché le percosse al capo hanno effetti decisamente più devastanti rispetto a qualsiasi altra persona: il corpo, la sua struttura muscolare, non è infatti in grado di sostenere simili sollecitazioni. La letteratura del fenomeno si è sviluppata a partire dal 1946, sebbene la sindrome sia stata riconosciuta solamente nel 1972. Numerosa la sintomatologia: estrema agitazione, difficoltà a rimanere sveglio, problemi di respirazione, scarsa alimentazione, vomito, pelle pallida o bluastra, crisi epilettiche, paralisi, coma. In molti casi è difficile accorgersene poiché i danni si registrano a livello cerebrale e neurologico. Le statistiche, dicono che il 25% dei bambini soggetti a maltrattamenti non sopravvive.