Agricoltura novità contratti di 45 giorni nel 2023-2024 dalla legge di Bilancio 2023, ecco quali sono le nuove formule di regolarizzazione dei lavoratori nel settore primario studiate dal governo guidato da Giorgia Meloni per abbattere il lavoro nero e per superare i voucher. A partire dal prossimo 1° gennaio debutteranno i nuovi contratti da 45 giornate lavorative all’anno che saranno destinati a determinate categorie di contribuenti – come i disoccupati, i pensionati, ma anche i percettori del reddito di cittadinanza e i giovani – e nei limiti di specifiche regole di applicazione. Le aziende agricole avranno l’opportunità di reclutare personale con contratti occasionali a tempo determinato senza ricorrere ai discussi voucher, ticket introdotti nel 2007 da Cesare Damiano per pagare il lavoro occasionale in agricoltura, ma poi estesi a tutti gli altri settori produttivi salvo poi essere cancellati.
Agricoltura novità contratti di 45 giorni: di cosa si tratta?
La nuova tipologia di contratti occasionali a tempo determinato che saranno in vigore nel prossimo biennio limitatamente al settore agricolo consentiranno alle aziende di stipulare accordi di lavoro per un tetto di 45 giornate lavorative e seguendo specifiche regole. In primis, i nuovi occupati non dovranno essere soggetti che, nei tre anni precedenti, avevano avuto un contratto di lavoro subordinato nel settore agricolo. A questa regola fanno eccezione i pensionati che possono essere reclutati per un periodo determinato di lavoro. La misura, in particolare, mira alle assunzioni di giovani under 25 (anche studenti), di disoccupati, di percettori di ammortizzatori sociali o del reddito di cittadinanza e, come detto, di pensionati. Il limite delle giornate lavorative fissato a 45 non è casuale: infatti, con 51 giornate lavorative chi venisse assunto potrebbe richiedere la disoccupazione e gli assegni familiari, misure che evidentemente andrebbero in contrasto con le indennità già percepite per la propria condizione personale. Inoltre, dal momento che il nuovo contratto è indirizzato a particolari periodi dell’anno nei quali le imprese agricole richiedono personale (come, ad esempio, la vendemmia), i tecnici del governo stanno studiando di predisporre una sola busta paga per tutto il periodo lavorativo dei 45 giorni.
Nuovi rapporti di lavoro per percettori di Rdc, disoccupazione, under 25 e pensionati
Il nuovo contratto di lavoro predispone ulteriori adempimenti da parte dei datori di lavoro o delle aziende agricole. Infatti, prima di assumere un soggetto rientrante nelle categorie sopra esposte, l’impresa dovrà far firmare un’autocertificazione nella quale il neo-assunto documenti la propria condizione soggettiva (ovvero, essere un under 25 o un percettore di reddito di cittadinanza, ad esempio). Inoltre, il datore di lavoro dovrà comunicare l’avvenuta assunzione al centro pubblico per l’impiego. Se il rapporto di lavoro dovesse superare il limite fissato dalla legge di Bilancio 2023, il contratto si trasformerebbe da occasionale e a tempo determinato a tempo indeterminato. Sono previste anche sanzioni per chi non dovesse rispettare le regole: si va da una multa minima di 500 euro fino a 2.500 euro per ciascuna giornata lavorativa nella quale l’azienda abbia impiegato i lavoratori. La sanzione scatterebbe, a titolo di esempio, se l’impresa agricola dovesse utilizzare lavoratori che non rientrino nelle condizioni soggettive indicate. Oppure per mancata comunicazione al centro pubblico per l’impiego. Il datore di lavoro evita la sanzione se il lavoratore fornisce informazioni non veritiere oppure incomplete sulla sua condizione personale.
Perché non ci sono più i voucher?
Con questo tipo di contratto limitato ai rapporti di lavoro in agricoltura, il governo cercherà di superare i vecchi voucher. Introdotti una quindicina di anni fa proprio nel settore agricolo, successivamente i voucher sono stati allargati agli altri settori produttivi con veri e propri abusi di utilizzo. Infatti, i voucher – che nei 10 euro comprendevano anche i contributi previdenziali oltre alla retribuzione lavorativa – sono stati utilizzati per regolarizzare 2 milioni di rapporti di lavoro negli anni dal 2008 al 2016. In tutti gli altri settori si è passati dai 2 milioni di ticket del 2009 ai 134 milioni del 2015. Numeri che hanno portato i sindacati a contestare questa tipologia di regolarizzazione del lavoro e alla definitiva cancellazione dei ticket.