Durante la fase più dura della pandemia ci siamo posti una domanda: “Come saremo una volta passata la tempesta?”. Più buoni, più cattivi, gli stessi di prima. Ognuno può dare la risposta che crede. L’economista Leonardo Becchetti qualche tempo fa ha scritto che “l’Italia si trova improvvisamente di fronte alla prova di un nuovo terribile flagello, un virus rispetto al quale nessuno di noi può dirsi del tutto immune e che tutti dobbiamo combattere innanzi tutto in noi stessi: il narcisismo”. Il covid tra le eredità ci ha lasciato anche questo difetto.
Lo scrittore Vito Mancuso nel suo ultimo libro, “Etica per giorni difficili” edito da Garzanti ci indica una strada per superare “questo flagello”. Ci invita a guardare oltre i nostri piedi:
“Dicendo dio intendo una realtà avvertita come più grande e più importante del proprio io. Questo qualcosa di più importante si può chiamare in molti modi, ma il punto essenziale è che, percependolo, si viva per un valore diverso e superiore rispetto a sé”.
Vito Mancuso ci indica la strada per superare il flagello del narcisismo
In un articolo cita il filosofo Norberto Bobbio che affermava: “La vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa” e, spiega Mancuso, “in prospettiva di etica individuale la frase diventa: la vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi supera se stesso e chi riporta tutto a sé.
A livello pratico la questione diventa: esiste per me qualcosa di più importante di me e del mio gruppo di appartenenza (sia esso economico, politico o religioso)? La vera differenza, infatti, non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi supera se stesso e chi no. Tra chi conosce un dio, e chi solo il proprio io”.
Guardare oltre, insomma. Verso il cielo o l’infinito, che poi sono la stessa cosa.
Stefano Bisi