Busta paga, taglio cuneo 2-3%, ecco come cambia nel 2023 l’importo netto, cioè quanto rimane col pagamento di tasse e imposte con due esempi pratici. Il bonus contributivo del 2% e del 3% decisi dal governo guidato da Giorgia Meloni sugli stipendi dei lavoratori dipendenti non è, infatti, da considerare “pieno”. Anzi, il taglio delle aliquote dei contributi determina un aumento della base imponibile e, dunque, delle ritenute fiscali. Ragione per la quale, il taglio netto effettivo arriva intorno all’1,70% per il cuneo fiscale del 2% sui redditi oltre i 25.000 euro e fino ai 35.000 euro all’anno; e intorno al 2,40% per il bonus contributivo del 3% per retribuzioni annuali entro i 25.000 euro. La decontribuzione sugli stipendi dei dipendenti fa riferimento, in realtà, non alle retribuzioni annue, ma a quelle mensili. Pertanto, il 2% di taglio del cuneo fiscale si applica agli stipendi lordi fino a 2.692 euro; il 3%, invece, è previsto per retribuzioni mensili lorde fino a 1.923 euro. Moltiplicando entrambi i valori per le dodici mensilità più la quota della tredicesima, si ottengono i valori annuali di 35.000 e 25.000 euro.

Busta paga, taglio cuneo 2-3%: come cambia nel 2023 lo stipendio netto

Il riferimento al tetto mensile di stipendio in busta paga operato dall’Inps permette di non recuperare, a conguaglio, i mesi in cui l’agevolazione non può essere applicata. Il taglio del cuneo del 2% e 3% che verrà effettuato nelle buste paga dei lavoratori dipendenti nel 2023 consentirà sì un aumento del reddito netto, ma più basso del previsto. Ciò avviene perché la riduzione dei contributi fa diminuire un parte degli oneri deducibili, ovvero dei contributi obbligatori, abbattendo anche l’imponibile fiscale. Di conseguenza, aumenta la base per il calcolo dell’Irpef dovuta mentre si riduce anche la detrazione fiscale. In un primo esempio, considerando una retribuzione lorda di 2.335 euro rientrante nel taglio di cuneo fiscale del solo 2% (quantificabile in 46,70 euro lordi), i contributi da versare all’Inps sono pari a 227,83 euro sui quali opera la detrazione di 46,70 euro, per un totale dei contributi di 181,13 euro. L’imponibile fiscale, rispetto al caso in cui non venisse applicato il bonus contributivo del 2%, aumenta (2.153,73 euro contro 2.107,03 euro), mentre diminuiscono le detrazioni fiscali da lavoro dipendente (167,75 euro contro 172,47 euro). L’Irpef netta, dunque, è più alta con il taglio del cuneo fiscale (347,60) rispetto al caso in cui il bonus non venisse applicato (331,21 euro). Ciò significa che, a fronte di una riduzione lorda dei contributi di 46,70 euro, il bonus netto in busta paga è di 30,31 euro, pari all’1,70% in più rispetto al 2% atteso.

Applicazione del taglio del 3% nel cedolino: ecco i calcoli

Il secondo esempio lo si può fare considerando il taglio del cuneo fiscale del 3% del 2023 per buste paga mensili non eccedenti i 1.923 euro lordi. Considerando una retribuzione lorda di 1.857 euro il cui 3% lordo è quantificabile in 55,71 euro, i contributi da versare all’Inps sono pari a 181,18 euro sui quali opera la detrazione di 55,71 euro, per un totale dei contributi di 125,47 euro. L’imponibile fiscale, rispetto al caso in cui non venisse applicato il bonus contributivo del 3%, aumenta (1.731,67 euro contro 1.675,96 euro), mentre diminuiscono le detrazioni fiscali da lavoro dipendente (204,89 euro contro 210,52 euro). L’Irpef netta, dunque, è più alta con il taglio del cuneo fiscale (204,95 euro) rispetto al caso in cui il bonus non venisse applicato (185,39 euro). Ciò significa che, a fronte di una riduzione lorda dei contributi di 55,71 euro, il bonus netto in busta paga è di 36,15 euro, pari al 2,43% in più rispetto al 3% atteso.