Francesco Guccini diventa nonno ma nonno… “gender”. O almeno è quel che dichiara ironicamente Dagospia il cui occhio di Sauron è sempre vigile. E così passa sotto il suo setaccio un titolo sul tema comparso sul sito del Corriere della Sera che recita testualmente “Francesco Guccini diventa nonno: è nato Pietro, il figlio Teresa”. Si tratta ovviamente di un errore che però è spunto di ironia ma anche di riflessione su una certa presunta leggerezza del giornalismo web spesso accusato di essere realizzato troppo di fretta. Leggerezza o naturale conseguenza di un’informazione che fa della velocità il suo centro imprescindibile e che non guarda in faccia neanche alle pietre miliari della musica italiana? Difficile dirlo.
Francesco Guccini diventa nonno, i fatti
Chi c’è passato è concorde nel considerare l’arrivo di un nipote la gioia più grande. E infatti arriva una valanga di auguri all’artista bolognese e a sua figlia Teresa a cui sui social scrivono messaggi così:
“Hai ricevuto oggi il regalo più bello che la vita ti potesse offrire. Sarà la tua opera d’arte.”
Non mancherà l’allegria in casa Guccini in queste settimana. Forse è per questo che la voce di “Il vecchio e il bambino“, normalmente attivo sui social, non ha trovato il tempo di rispondere ai suoi fan in rete. Non ne ha trovato neanche la neo-mamma, nata nel 1978 al Sant’Orsola di Bologna nello stesso giorno in cui ha partorito il figlio.
La dedica alla figlia
E se il Corriere della Sera sbaglia e afferma che Teresa sia un “figlio”, poco importa ai fan di Guccini che su di lei già sanno molto se non tutto grazie alla canzone a lei dedicata dal padre contenuta nell’album “Signora Bovary“. Ecco il testo di “Culodritto”
“Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti
E le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti
Ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
E avere ancora tutto, o quasi tutto, da provareCulodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari
Di longobardi, di celti e romani dell’antica pianura, di montanari
Reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi
Di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandiAnche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade
E non saprai che sapore ha il sapore dell’uva rubato a un filare
Presto ti accorgerai com’è facile farsi un’inutile software di scienza
E vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
E che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, CulodrittoDammi ancora la mano, anche se quello stringerla è solo un pretesto
Per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto
Vola, vola tu, dov’io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
E dove è ancora tutto, o quasi tutto
Vola, vola tu, dov’io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
E dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare”
Chissà se Francesco Guccini scriverà qualcosa per il nuovo arrivato magari nel nuovo album.