Come è morto Paolo Calissano a distanza di un anno il fratello dell’attore ha rilasciato un’intervista facendo chiarezza sulle cause. Sulla sua morte la Procura di Roma aveva aperto un’inchiesta ma il fratello Roberto ha annunciato l’archiviazione. Roberto ha infatti spiegato che Paolo è deceduto per un’intossicazione di psicofarmaci e non per uso di droghe come si era ipotizzato: “Il pm che ha indagato per undici mesi sulla sua morte aveva disposto un esame tossicologico molto approfondito. La conclusione è stata che mio fratello non è morto a causa di stupefacenti, ma per un’intossicazione da farmaci antidepressivi”. Paolo Calissano si sarebbe dunque suicidato anche perché stando al racconto di Roberto l’attore avrebbe assunto quei farmaci essendo consapevole del fatto che avrebbero potuto procurargli la morte: “Quella sera Paolo accettò il rischio di morire, molto probabilmente. Se è morto suicida? Mai avrei pensato di dirlo, ma credo sia andata così. È molto doloroso per me ammetterlo”. Il fratello ha poi aggiunto che sono state aperte altre indagini che riguarderebbero lo stato patrimoniale di Paolo Calissano: “Che ipotesi di reato hanno formulato? Ci siamo impegnati a non rivelarlo prima della conclusione, ma basti sapere che sono state ricostruite le difficoltà patrimoniali di Paolo”.
Come è morto Paolo Calissano, era stato lasciato solo?
Il fratello di Paolo Calissano ha smentito la ricostruzione fornita dai media secondo la quale l’uomo sarebbe stato ritrovato senza vita dopo giorni. Si era infatti detto che a ritrovare il corpo in decomposizione di Paolo fosse stata la compagna Fabiola. In realtà l’indagine ha chiarito che Calissano è morto nella notte tra il 29 e il 30 dicembre e che quando fu ritrovato il decesso era avvenuto da poco tempo: “Fabiola fa parte dei nostri affetti, il suo dolore è stato fortissimo. Allora si disse perfino che Paolo fu ritrovato in stato di decomposizione. Oggi l’indagine ha chiarito che in realtà era morto da poco, nella notte fra il 29 e il 30 dicembre. L’abbandono è stata una fantasia di alcuni media”. Paolo Calissano aveva ripreso a lavorare dopo il terribile episodio del 25 settembre 2005 quando nel suo appartamento muore la sua compagna, la ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra, per un’overdose di cocaina. Condannato a quattro anni di reclusione beneficerà poi dell’indulto nel 2006. Tre anni più tardi si schianta con la sua Audi contro il guardrail e ancora una volta c’è di mezzo la droga. Il passato continuava ad affacciarsi però nella sua vita contribuendo ad alimentare il pregiudizio. Il fratello di Paolo ha denunciato il fatto che l’attore non era messo più nelle condizioni di poter lavorare nonostante la sua buona volontà: “Aspirava al diritto all’oblio. Invece i motori di ricerca continuavano a risputare fuori quell’episodio legato al consumo di stupefacenti. Non riusciva a liberarsene. Lavorare era diventato impossibile. Perciò almeno oggi, dopo la sua morte, vorrei che fosse fatta un’operazione verità nei suoi confronti”.
La testimonianza della compagna Fabiola Palese
A ritrovare il corpo di Paolo Calissano fu proprio Fabiola Palese, la sua compagna. Attorno al corpo dell’attore la donna aveva trovato i farmaci che prendeva per curare la depressione. Fabiola ha raccontato che Paolo soffriva molto per il fatto di essere stato escluso dal mondo dello spettacolo: “Il mondo dello spettacolo gli aveva voltato le spalle, ma lui voleva una chance di riscatto che nessuno gli ha concesso. Continuavano a offrirgli particine o a chiamarlo solo per interviste in cui piangersi addosso. Ma si rifiutava perché aveva grande dignità”. Paolo Calissano e Fabiola Palese sono stati fidanzati dal 2013 al 2019. Anche se il loro rapporto era finito, i due avevano mantenuto un ottimo rapporto tanto che proprio lo scorso anno prima della morte di Paolo dovevano trascorrere insieme le feste natalizie: “Avremmo dovuto passare insieme il Capodanno, come già fatto per il Natale esorcizzando la tristezza che a entrambi, dopo la morte di mio fratello, le Feste infondevano. Giovedì per pranzo lo aspettavano gli anziani zii che vivono a Roma, anche loro erano preoccupati. Il telefono risultava spento e anche a quello di casa non rispondeva, così mi sono decisa ad andare da lui e a entrare, ma solo dopo avere bussato”. Paolo però era già morto.