Un tragico incidente stradale ha falciato la storica équipe medica dell’ospedale di Ampasimanjeva in Madagascar, dove si trova una Casa della Carità della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla.
Le vittime sono cinque, tutti malgasci e quattro feriti, di cui tre gravi. Lo schianto si è verificato ieri mattina nella diocesi di Manakara e ha colpito una delle missioni più importanti della Curia reggiana, legata a doppio filo a Reggio Emilia.
Il fuoristrada sul quale viaggiavano nove persone impegnate nella missione di Ampasimanjeva è uscito improvvisamente di strada al rientro da un pellegrinaggio a Vohipeno finendo la sua corsa contro un albero.
In cinque hanno perso la vita: sono morti il dottor Martin Raoelina Randriatioana, direttore dell’ospedale Fondation Médicale di Ampasimanjeva, insieme alla moglie, la dottoressa Nivo; don Didier Razafinjatovo (fratello della Carità) e due suore, le carmelitane minori della Carità suor Justine Lalao e suor Marie Louise.
Nello schianto sono rimasti feriti gravemente suor Marie Odette, carmelitana minore della Carità e i novizi dei fratelli della Carità Fidson ed Herschel. Da quanto è trapelato, al momento questi ultimi tre feriti sarebbero in fin di vita e lottano per la sopravvivenza. Suor Hary Berthine, altra carmelitana minore, è invece rimasta ferita in modo più lieve con tutta probabilità dovrà essere operata ad un braccio ma non è in condizioni gravi.
È quanto ha reso noto un comunicato ufficiale della Diocesi di Reggio, che ha espresso il proprio cordoglio:
“Affidiamo al Signore della vita il nostro dolore e la nostra supplica”.
Incidente in Madagascar: le vittime
Le vittime malgasce lavoravano da tanti anni nell’ospedale made in Reggio, di cui erano il pilastro; erano frequenti le loro visite nella città, dove avevano tanti amici e da dove partono periodicamente i volontari che si ruotano nella missione.
Il medico Martin Randriatiana, 69 anni, era in servizio nell’ospedale dal lontano 1986 insieme a sua moglie, entrambi stimatissimi per l’abnegazione sempre dimostrata nei confronti dei malati, oltre che per essere un punto di riferimento nella preparazione del personale locale.
Don Didier Razafinzatovo, 62 anni, avrebbe dovuto fare ritorno a Reggio il 23 Gennaio, per una visita programmata da tempo.
L’ospedale “Don Mario” è un progetto che ha radici lontane, nasce infatti, nel 1967 con la Diocesi reggiana che finanzia e gestisce la struttura con cento posti letto. Nel corso del 2022 l’ospedale ha effettuato 32mila prestazioni fra visite, consultazioni prenatali, vaccinazioni, medicazioni e terapie, grazie a un pronto soccorso operativo 24 ore su 24 che fornisce assistenza gratuita non solo sanitaria.
La struttura, però, ha bisogno di un ammodernamento. Perciò, soltanto quindici giorni fa, il vescovo Giacomo Morandi ha lanciato il progetto triennale che va dal 2023 al 2026 “Ero malato”, appellandosi alla cittadinanza, mancano infatti 300mila euro per ampliare la struttura di Ampasimanjeva, potenziare la formazione del personale, migliorare la dotazione di attrezzature e attivare un sistema a rete con i servizi sanitari reggiani, compresa la possibilità di diagnosi e consulenze a distanza e la telemedicina.
In seguito alla tragedia il vescovo Morandi ha lasciato un messaggio addolorato:
“Ringrazio il Signore per il dono di Padre Didier che ho avuto occasione di conoscere personalmente nel mio viaggio pastorale nella missione in Albania lo scorso Settembre. La sua è stata una presenza discreta e vivace e mi ha aiutato a conoscere il cuore malgascio della famiglia delle Case della Carità. Ringrazio inoltre il Signore per averci donato il dott. Martin e sua moglie, la dott.ssa Nivo, perché attraverso la loro premura e attenzione hanno aiutato l’ospedale di Ampasimanjeva a crescere nella cura delle persone e nell’aiuto concreto e generoso a tanti bisognosi.Ho conosciuto il dottor Martin a Novembre, per la presentazione del progetto “Ero malato” e ho intravisto in lui il grande desiderio di sviluppare la sanità malgascia. Esprimo tutto il mio affetto e la mia vicinanza ai parenti dei defunti”.