Il carcere Beccaria di Milano in questi ultimi giorni è finito sotto i riflettori dopo che 7 giovani, a Natale, sono evasi. Quattro dei sette ragazzi sono già stati rintracciati. Intanto, Don Burgio, fondatore della comunità Kayros di Vimodrone e cappellano del carcere minorile Beccaria, ha parlato del malcontento generale che si respira fra i detenuti.
Carcere Beccaria, Don Burgio: “I problemi sono molti”
Il cappellano ha spiegato durante un’intervista rilasciata al Corriere delle Sera, che molti ragazzi detenuti “non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere, sono provocatori a livello verbale, temono nuovi trasferimenti in carceri lontane”.
Don Burgio ha parlato poi della medicalizzazione che a volte può diventare eccessiva e controproducente:
Spesso alla richiesta di farmaci per calmarsi o dormire la notte si acconsente ma anche la medicalizzazione, se diventa eccessiva, è un rischio: quando escono e tornano a casa o in comunità sostituiscono gli ansiolitici con le sostanze, pericolose a maggior ragione in presenza di disagi psichici.
Secondo il don dovrebbero riprendere a questo proposito “laboratori trasversali e incisivi che informino sui danni dell’alterazione artificiale”. E aggiunge:
I problemi sono molti, bisogna affrontarli uno ad uno con coraggio e spirito positivo, insieme a loro.
“Giornate troppo vuote”
Secondo il fondatore della comunità Kayros le giornate detenuti sono “troppo vuote, in particolare nei periodi di vacanza”. E racconta:
Le attività, soprattutto dopo il Covid sono state ridotte e si svolgono quasi solo all’interno delle sezioni, per la paura e la fatica organizzativa di trasferire in sicurezza e gestire gruppi di giovani in cortile o in palestra e teatro, luoghi peraltro ristrutturati e bellissimi che è un peccato non utilizzare con regolarità.
Per quanto riguarda gli agenti e il personale delle carceri, il don fa un appello:
Il ministero capisca che serve rafforzare l’organico e dare più stabilità al personale in continuo turnover.