È raddoppiato, rispetto al 2021, il numero dei giornalisti minacciati in Italia nel 2022. A metterlo in luce è l’ultimo rapporto sui lavoratori del mondo dell’informazione dell’osservatorio non governativo Ossigeno, che ogni anno fa il punto sulla situazione, tenendo conto anche delle analisi del Centro di documentazione del Viminale. Ne emerge un quadro scoraggiante per gli operatori dei media, sempre più a rischio e sempre meno disposti a denunciare le minacce di cui sono vittime. L’auspicio è che si colgano i segnali di allarme e si adottino tutte le contromisure necessarie.

Raddoppiato, nel 2022, il numero dei giornalisti minacciati in Italia: il rapporto di Ossigeno

Per capire davvero cosa significhi fare il cronista oggi, è necessario dare un’occhiata ai dati diffusi da Ossigeno per l’Informazione e compararli con quelli del Centro di documentazione del Viminale. Ne emerge che il 2022 è un anno record, ma non positivamente: il numero dei giornalisti italiani minacciati è raddoppiato rispetto al 2021 e, contestualmente, sono diminuite le denunce presentate alle forze dell’ordine dai minacciati ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali. Secondo i dati dell’ultimo rapporto, presentato dall’osservatorio non governativo proprio questa mattina, nei primi nove mesi dell’anno in corso sarebbero 564 gli operatori dei media minacciati – tra giornalisti, blogger, videoperatori, di cui il 29% è costituito da donne, colpite per il 36% da minacce gender based -, il 100% in più rispetto ai minacciati nello stesso periodo del 2021, che erano 288.

È aumentata, in particolare, la parte di intimidazioni e minacce realizzata attraverso querele e cause per diffamazione a mezzo stampa pretestuose o infondate, frutto di una legislazione anacronistica e ingiusta, che mostrano il lato italiano di quell'”uso scorretto del sistema giudiziario” che limita la libertà di espressione, denunciato dell’UNESCO in uno studio appena pubblicato. Ma non è tutto. Intimidazioni e minacce sono aumentate in proporzione alle altre, cioè a quelle che si sono manifestate con aggressioni, avvertimenti e altri metodi violenti. Quest’ultimo aspetto rende il quadro italiano ancor più preoccupante. L’andamento trova conferma anche nei dati pubblicati dal Centro di Osservazione del Ministero dell’Interno, che tiene sotto controllo proprio la parte violenta delle intimidazioni – quella di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine – che risulta essere inferiore rispetto al 2021, perché sono meno i giornalisti che denunciano.

I giornalisti italiani denunciano le minacce meno spesso di prima – ha dichiarato il presidente Alberto Spampinato -. Perché? Hanno meno fiducia negli interventi delle autorità, o sono più rassegnati o semplicemente hanno più paura di prima e perciò subiscono più spesso senza reagire? Questo aspetto sarà oggetto di approfondimento. Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. È anzi un ulteriore segnale di allarme”. “Ossigeno – ha proseguito – si augura che l’allarme venga raccolto, che ciò spinga a capire meglio l’andamento del fenomeno e a intensificare le attività per sensibilizzare il mondo del giornalismo, le forze politiche, il Parlamento, il Governo ad adottare opportune contromisure, ognuno per la propria parte”.

È triste chiudere il 2022 osservando che anche quest’anno è trascorso senza che si sia fatto alcun passo avanti. Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenerare e produrre danni peggiori all’organismo. Ed è forse ciò che sta accadendo”, ha concluso Spampinato.