In Israele il ministro Orit Strook ha annunciato di voler presentare una proposta di legge per consentire ai medici di rifiutare le cure ai pazienti gay, se la loro coscienza non glielo permette. In un’intervista radiofonica, la ministra Strook ha annunciato l’intenzione di voler modificare la legge contro le dicriminazioni nella sanità, inserendo una clausola che consenta ai medici di rifiutarsi dal prestare una cura se ritengono che essa violi la loro fede religiosa: “Lo Stato di Israele è lo stato del popolo ebraico, un popolo che ha dato la vita per la sua fede religiosa. È inaccettabile che, dopo aver fondato un Paese dopo 2.000 anni di esilio e di dare la vita per la Torah, questo Paese chiami la fede religiosa ‘discriminazione’”. Strook non cita direttamente la comunità Lgbtq, ma le posizioni del suo partito sulle questioni di genere sono note e fanno propendere per questa interpretazione. Del resto, le sue parole sono arrivate dopo che un deputato della stessa formazione sionista, Simcha Rothman, ha affermato che i proprietari di hotel dovrebbero poter rifiutare di affittare camere ai gay. “Un imprenditore può fare quello che vuole nella sua attività. Ha creato l’azienda e non deve niente a nessuno”, ha detto Rothman. “La legge afferma che un’azienda non può discriminare per tutta una serie di motivi. Il nostro disegno di legge cerca di non abolire il divieto generale di discriminazione, ma dice che quando c’è un ostacolo religioso per qualcuno a fare qualcosa, sarà lecito per lui rifiutare il servizio, invece che costringerlo a fare qualcosa che contravviene alle sue convinzioni”, ha aggiunto il deputato.
In Israele il ministro sionista vuole permettere ai medici di rifiutare le cure ai pazienti gay se la loro coscienza lo vieta. La vicenda e le polemiche
Durante l’intervista, inoltre, alla domanda se la proposta sulla libertà di coscienza preveda anche che un ebreo possa rifiutare di fornire un determinato servizio agli arabi (in base alla convinzione che gli arabi non debbano vivere nella Terra di Israele), Rothman si è rifiutato di rispondere. Un imbarazzo dovuto al fatto che il partito sionista di Strook e Rothman ha la sua base elettorale nella comunità di coloni che occupano illegalmente i territori palestinesi. E così, come prevedibile, le parole dei due leader sionisti hanno subito scatenato aspre polemiche, non solo all’opposizione. Il presidente israeliano Isaac Herzog si è detto “estremamente preoccupato per le “dichiarazioni razziste degli ultimi giorni contro la comunità Lgbtq e altri settori della società”. Anche le associazioni di medici hanno espresso la loro contrarietà alla proposta della ministra Strook, e persino il premier Netanyahu è intervenuto definendo “inaccettabili” i riferimenti ai trattamenti dei pazienti gay. Non solo, il premier ha escluso che la proposta rientri nel contratto di coalizione che è alla base del nuovo governo, il più a destra della storia di Israele. Ma un giornalista ha pubblicato su Twitter una bozza dell’accordo, ancora in via di definizione, che prevede proprio una modifica alla legge antidiscriminazione.
Nuovo esecutivo israeliano il più a destra di sempre
La folle proposta della ministra Strook non arriva completamente inaspettata. Il nuovo governo guidato da Benjamin Netanyahu, il primo ministro più longevo della nazione, è infatti formato da una coalizione alla quale prendono parte cinque partiti dell’estrema destra sionista e religiosa, che sono intenzionati a stravolgere il sistema giudiziario, ridurre l’autonomia palestinese nella Cisgiordania occupata, rafforzare ulteriormente il carattere ebraico di Israele e massimizzare il sostegno dello Stato agli ebrei più religiosi. I veri vincitori delle ultime elezioni sono stati il nuovo astro nascente della politica israeliana, l’estremista Itamar Ben-Gvir, leader di Otzma Yehudit (Forza ebraica), e Bezalel Smotrich, che guida i Sionisti Religiosi. Entrambi sono conosciuti per le loro posizioni estremiste e radicali.