Gennaro Gattuso il dramma di vivere il calcio senza pensare ad altro lo esperisce su di sé da quando è bambino. In una recente intervista in Spagna, dove allena il Valencia, ha raccontato cosa significhi non saper mai staccare la spina. Croce e delizia del suo carattere, garantisce il massimo dell’impegno ai presidenti ma anche uno stile di vita immersivo a cui la moglie a è quasi forzata a sottostare. Se come calciatore ringhiava sulle caviglie degli avversari, come allenatore sta sempre col fiato col collo dei suoi ragazzi. Ecco i passaggi chiave di questa sua personale riflessione.

Gennaro Gattuso il dramma dell’amore per il calcio, le parole

Che l’ex centrocampista del Milan sia fatto solo di calcio lo dimostra l’inizio della sua seconda vita professionale, quella da allenatore, per cui ha voluto ricominciare da zero nonostante il ricco palmares da calciatore. In merito coì si esprime:

“Per fare l’allenatore non basta aver giocato, bisogna andare in campo e imparare. Ecco perché ho voluto iniziare da zero: io conoscevo il calcio, ma non ero preparato. Tra allenare e giocare è più facile la seconda perché adesso io mi ritrovo a vivere il calcio pienamente e quando io penso al calcio tu non hai più una vita… devo ringraziare mia moglie, non so davvero come faccia ad essere ancora con me.”

Un’esistenza all’insegna del proprio marito quella di Monica, madre dei suoi due figli, Gabriela e Francesco, e compagna di una vita, conosciuta a Glasgow quando vestiva la maglia dei Rangers.

Da collega è a Ancelotti che ha chiesto consiglio per iniziare:

“Quando ho iniziato ad allenare ho chiamato subito Ancelotti e gli ho domandato come si fa… Per me è difficile: comincio alle 8:30 e torno a casa alle sette di sera. Poi a casa vado in bagno e mi viene in mente qualcosa, così lo scrivo su un pezzo di carta. Io vivo il mio lavoro, così. Dovrei cambiare, perché non puoi passare 18 o 19 ore a pensare al calcio… ma è il mio stile: lavorare e lavorare. Penso al calcio 24 ore, ho dedicato la mia vita al pallone.”

L’inizio di tutto

La carriera di Gennaro Gattuso inizia nel 1990 quando entra nel Perugia a soli 12 anni lasciando la Calabria, i suoi amici, la sua famiglia con non pochi sacrifici:

“Ho dormito da solo, da bambino non è facile prendere certe decisioni ma non penso mai cosa sarebbe successo senza il calcio. Mi sento fortunato, ma so di aver dato tutto quel che ho sempre avuto e se dovessi rifarlo, ripeterei tutto.”

Da là Glasgow e Milan, con cui ha vinto tutto Champions inclusa. In Nazionale è salito sul tetto del mondo a Berlino quando, nel 2006, ha vinto la Coppa del Mondo.

Gennaro Gattuso il dramma condiviso

Gattuso non è l’unico ad essere totalmente obnubilato dal calcio. Lo dimostra l’incontro illuminante che ebbe con Pep Guardiola:

“Quando l’abbiamo incontrato col Milan loro giocavano un calcio verticale noi abbiamo solo corso per 90 minuti. Mi sono chiesto com’era possibile… poi ho parlato con Guardiola e non ho capito nulla per mesi finché ho visto il calcio in modo diverso rispetto a quando giocavo: mi piacciono i giocatori di qualità, un calcio pensato, funzionale che sa quando si deve pressare e quando andare in verticale.”

Tutto cambia nel calcio e chi, come lui, ne è ossessionato deve seguirne le evoluzioni. Talmente tanto che si escluderebbe dai grandi club:

“Oggi un Gattuso non lo acquisterei, avevo carattere, correvo tantissimo ed ero forte ma il calcio è cambiato, si è evoluto. Eppure c’è stato un giocatore in cui mi sono rivisto in questi mondiali: Amrabat, mi ha commosso.”

Il futuro di Gennaro Gattuso non lo possiamo conoscere ma il passato ha scritto una storia in cui il suo personale dramma gli ha salvato e cambiato la vita per sempre.