Manovra al Senato oggi per la fiducia. Dopo il via libera della Camera, che ha approvato la nuova Legge di Bilancio 2023 con 197 sì lo scorso 24 dicembre, il testo approderà oggi in aula, a Palazzo Madama, alle 14, per la seconda lettura. L’esame avverrà senza modifiche, visti i tempi ristretti: il testo deve infatti essere approvato entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.

Manovra al Senato oggi per la fiducia: la corsa finale

Il governo guidato da Giorgia Meloni, insiedatosi a Palazzo Chigi dopo le politiche di fine settembre, formandosi quindi quando la discussione sulla finanziaria avrebbe già dovuto essere discussa in Parlamento, ha avuto poche settimane per delineare la sua prima manovra, approvata alla vigilia di Natale dalla Camera con 197 voti favorevoli, 129 contrari e 2 astenuti. Ora lo stesso testo dovrà passare in Senato per la seconda lettura e ci arriverà oggi, 27 dicembre, alle 14; l’esame, però, avverrà senza correzioni, visti i tempi ristretti: se la nuova manovra non dovesse essere approvata entro il 31 dicembre, entrando in vigore dal 1 gennaio del nuovo anno, si passerebbe infatti all’esercizio provvisorio, come previsto dall’articolo 81 della Costituzione.

L’esecutivo rivendica, per ora, di aver prodotto un testo all’insegna della “prudenza” e pensa già ai provvedimenti che potrebbero prendere forma in inverno a tema lavoro, fisco, energia e pensioni. “Considero questa manovra la migliore possibile nelle condizioni date – ha dichiarato il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, nel corso di un’intervista a Repubblica -. La gravissima crisi legata ai costi dell’energia e delle materie prime richiedeva una risposta urgente e ci ha costretto a dedicare gran parte delle risorse disponibili per limitare gli effetti dei rincari. Questo per evitare una nuova fase recessiva, di inflazione e di disoccupazione, alla quale molte famiglie e molte imprese non avrebbero potuto resistere”. Ma le opposizioni, pentastellati e sinistra in primis, hanno già annunciato battaglia con ogni mezzo, parlando di una manovra di “condoni e tagli a sanità” e di “legge iniqua”, e potrebbero provare a rallentare i tempi con l’ostruzionismo.

Tra i provvedimenti più netti per reperire risorse, la sforbiciata nel 2023 al reddito di cittadinanza – ridotto a 7 mesi – per le persone ritenute occupabili, in attesa di una restrizione del sussidio dal 2024 a coloro che non possono lavorare. Ma a dettare le priorità della manovra, oltre al calendario, è stato anche il conflitto in corso in Ucraina, con l’invasione delle truppe russe che prosegue ormai da 10 mesi e la conseguente impennata del costo dell’energia. Il nuovo governo ha quindi previsto una serie di misure per la mitigazione del caro bollette per imprese e famiglie, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha già fatto presente che a fine marzo potrebbe esserci la necessità di reperire nuove risorse. I partiti di maggioranza hanno poi provato a perorare alcuni cavalli di battaglia: Forza Italia e Lega sulle pensioni, Fdl e Noi Moderati sulle famiglie, con la difficile mediazione in Commissione per far quadrare i conti.

Il tetto per i pagamenti in contante è salito da mille a cinquemila euro; non è passata, invece, la norma che prevedeva il superamento delle multe per gli esercenti che si fossero rifiutati di accettare i pagamenti con il Pos al di sotto dei 60 euro. A lungo travagliata, poi, le discussioni sulla modifica di 18App – con la decisione finale di introdurre due nuove carte per i consumi culturali dei neo maggiorenni, una basata sul reddito (che deve essere inferiore ai 35mila euro), una sul merito scolastico, legata al voto della maturità – e sul reddito di cittadinanza, relativamente alla “congruità delle offerte di lavoro”. Un lavoro travagliato, quindi, che aspetta ora il via libera finale: dopo la fiducia del Senato, la manovra sarà sulla scrivania del Presidente della Repubblica per la firma.