Storia del crimine: Andrea Matteucci, il “Mostro di Aosta”. Subito la scheda di questo serial killer. Nato a Torino il 24 aprile 1962. Vittime accertate: 4. Periodo omicidi: 30 aprile 1980, 12 maggio 1995. Luoghi colpiti: Valle d’Aosta. Metodi di uccisione: accoltellamento, assalto con arma bianca e arma da fuoco, aggressione fisica. Altri crimini commessi: atti di necrofilia e smembramento, tentato omicidio, furto d’auto, occultamento di cadavere. Arresto: 26 giugno 1995. Provvedimenti: 28 anni di carcere e 3 anni di reclusione in un ospedale psichiatrico giudiziario. Periodo di detenzione: 26 giugno 1995, 11 marzo 2017.

Storia del crimine: Andrea Matteucci, il “Mostro di Aosta”

Infanzia difficile per Andrea Matteucci: suo padre, un operaio con precedenti penali per furto e ricettazione, abbandona la famiglia proprio nel 1962, l’anno in cui nasce Andrea. Mentre sua madre, Maria Pandiscia, lascia il figlio in affidamento alla sorella Lina in quel di Foggia. All’età di cinque anni, Matteucci si trasferisce con la madre ad Aosta in un istituto religioso dove rimane fino all’età di 9 anni. Di sua madre Andrea dirà: “Faceva la prostituta e mi faceva assistere agli incontri con i suoi clienti. Io odio le donne che si fanno pagare per stare con gli uomini”.

Andrea Matteucci diventa il “Mostro di Aosta”

La sera del 30 aprile 1980 Matteucci incontra al Teatro romano di Aosta il commerciante Domenico Raso; un gay non dichiarato che gli fa delle avances sessuali. Matteucci lo uccide con un coltello da boyscout. Raso ha una famiglia, e questo spinge Andrea a credere di aver fatto la cosa più giusta e in seguito dirà: “Un uomo non può fare certe cose. Chi ha famiglia e tenta atti sessuali extraconiugali non merita la vita”. Matteucci non viene scoperto dagli investigatori che indagano sull’omicidio di Raso e così, pochi mesi dopo quel delitto, parte per il servizio militare; chiede di entrare nei paracadutisti della Folgore a Livorno. Si congeda nel 1983 con il grado di caporal maggiore; nello stesso anno si sposa e va a vivere nella località valdostana di Villeneuve, dove peraltro trova lavoro come commesso in un negozio di alimentari. Nel 1987 gli nasce un figlio e comincia a lavorare come scalpellino: prima con alcune ditte, poi si mette in proprio aprendo un laboratorio ad Arvier. Nel frattempo, il rapporto con sua moglie si deteriora.

Gli omicidi delle prostitute

1992: una sera Matteucci incontra a Brissogne la prostituta torinese Daniela Zago. I due hanno un diverbio mentre contrattano una prestazione sessuale: Matteucci le spara in testa. La Zago, però, non muore sul colpo e chiede ad Andrea di portarla in ospedale. Lui finge di accettare, in realtà la porta in un luogo isolato dove la finisce. Poi seppellisce il cadavere ad Arvier. Dopo un mese, temendo che i resti possano essere scoperti, li disseppellisce e li brucia in una discarica. Nel 1994 viene uccisa un’altra prostituta. I fatti. Matteucci incontra a Chambave la nigeriana Clara Omoregbee, la porta ad Arnad dove consuma con lei un rapporto sessuale. Non soddisfatto, litiga con la donna, la colpisce con un pugno e la uccide sparandole due colpi di pistola, di cui uno alla testa. Successivamente, compie atti di necrofilia con il cadavere. Tornato a casa, seziona il corpo con un coltello da cucina e dopo aver bruciato i resti ad Arvier, li getta nel fiume Dora Baltea nei pressi di Villeneuve. 10 settembre 1994: Matteucci in cerca di vittime, incontra a Nus la prostituta Lucy Omon e la invita a casa sua. Dopo il rapporto sessuale, stesso copione: promette alla prostituta di riaccompagnarla in macchina a Nus e invece la porta ad Arvier, nel piazzale del suo vecchio laboratorio di scalpellino. Qui tenta di soffocarla con un cuscino e con uno straccio, ma, Lucy Omon riesce a divincolarsi e a fuggire. Non lo denuncerà.

La condanna per furto d’auto e il quarto omicidio

Aprile 1995: Andrea Matteucci è accusato di furto d’auto. Però, usufruendo dei benefici di legge non viene condannato, gli viene imposto l’obbligo di firma a Saint-Pierre; inoltre, gli è proibito di muoversi al di fuori del perimetro tra Arvier e Aosta. Il “Mostro di Aosta” non si ferma e il 12 maggio 1995 torna a uccidere. Stavolta, la vittima è la prostituta albanese Albana Dakovi. Solito modus operandi: dopo aver avuto un rapporto sessuale con la donna, Matteucci la porta ad Arnad e la uccide colpendola ripetutamente alla testa con una chiave inglese e pugnalandola in diverse parti del corpo. Poi nasconde il corpo senza vita nel furgone con cui si reca a Saint-Pierre per firmare il registro come previsto dall’obbligo di firma. Anche in questa occasione brucia i resti della povera vittima.

L’arresto e la condanna del “Mostro di Aosta”

E’ il protettore di Albana Dakovi a inviare alla Polizia di zona una lettera anonima nella quale scrive di aver visto la ragazza salire su un furgone Iveco Daily; l’uomo indica anche il numero di targa del furgone. E così, il 26 giugno del 1995 Andrea Matteucci finisce in manette. In un primo momento il “Mostro di Aosta” nega, ma, il giorno dopo, in un secondo interrogatorio confessa questo e gli altri delitti. Si arriva pertanto al processo. Durante il procedimento, la perizia psichiatrica a cui è sottoposto dichiara Andrea Matteucci “socialmente pericoloso e parzialmente incapace di intendere e di volere”. Il 16 aprile 1996 viene condannato dalla Corte d’Assise di Aosta a 28 anni di carcere e a 3 anni di reclusione in un ospedale psichiatrico giudiziario. Oggi, Andrea Matteucci vive in una comunità terapeutica; nel marzo scorso ha voluto vedere suo figlio per ammettere tutti i suoi orrori.

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