Dopo l’evasione nel pomeriggio di ieri di sette ragazzi detenuti nel carcere minorile “Cesare Beccaria” di Milano, oggi uno di loro è rientrato in carcere.
La notizia ha trovato conferma da parte del sindacato Sappe della Polizia Penitenziaria e secondo le prime informazioni sarebbero stati proprio i genitori a convincerlo a tornare nell’istituto.
Nella serata di ieri sono stati trovati altri due ragazzi dei sette evasi, si tratta di maggiorenni, uno dei quali è stato rintracciato dalla polizia penitenziaria a casa della nonna, è stata proprio la donna a chiamare il 112 lanciando l’allarme. Un altro sarebbe stato convinto dalla sorella, con una mediazione della direzione del carcere, a tornare al Beccaria.
Dopo l’evasione dei ragazzi, quattro maggiorenni e tre minorenni, nel carcere c’è stata una vera e propria protesta. I ragazzi hanno appiccato il fuoco ad alcuni materassi in un reparto, reso inagibile. La situazione è tornata sotto controllo solo nella tarda serata dopo l’intervento dei Vigili del fuoco. I dodici detenuti nel reparto sono stati trasferiti in altri istituti.
Milano evasione dal carcere: un lenzuolo per scavalcare la recinzione
L’episodio di ieri si può considerare una “vera fuga di massa”, come specificato dal segretario del Sappe Lombardia Alfonso Greco.
Alcune fonti sindacali hanno raccontato che intorno alle ore 16 di ieri, 25 Dicembre 2022, i sette ragazzi si trovavano nel cortile dei passeggi per la consueta ora d’aria e che facevano parte di un gruppo più ampio composto da dodici ragazzi, sorvegliati da un agente penitenziario.
L’agente sarebbe stato distratto, probabilmente con una scusa, e in pochi secondi i ragazzi sono riusciti a staccarsi dal gruppo approfittando di un’area di cantiere per lavori di ristrutturazione nel cortile dell’istituto, per scavalcare la recinzione esterna sarebbe stato usato anche un lenzuolo poi ritrovato sul marciapiede in via Calchi Taeggi, la strada che costeggia il Beccaria.
Proprio parlando degli evasi, don Gino Rigoldi, storico cappellano dell’Istituto minorile Beccaria, ha detto: “Mi telefoneranno, li riporterò indietro”.
L’ex cappellano dell’istituto si augura che questa vicenda “dia uno scossone” al ministero per un carcere in cui “manca un direttore da 20 anni e ci sono lavori da 16”. I ragazzi sono infatti scappati approfittando delle strutture di alcuni lavori in corso.
Rigoldi ha continuato affermando:
“Il Beccaria era un carcere modello, lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi vent’anni non c’è un direttore, e ce la si è cavata con dei ‘facente funzione’. Da una quindicina d’anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai”.
Sulla stessa linea anche il sindaco di Milano Beppe Sala, che dice:
“Non c’è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di sconcerto”.
Un riferimento neanche troppo velato alle parole di Salvini che a caldo aveva parlato proprio di “sconcerto” per l’evasione dei sette ragazzi.
Con un post sul suo profilo Facebook, Sala ha anche ricordato di aver fatto, proprio insieme a don Gino Rigoldi “continui richiami ai governi che si sono succeduti per mettere mano a questo problema ormai fin troppo evidente”.
Le parole di Maria Carla Gatto
Nel carcere minorile Beccaria di Milano è arrivata anche la presidente del Tribunale dei Minori Maria Carla Gatto insieme a un magistrato di sorveglianza che ha dichiarato:
“È una situazione da tenere sotto controllo perché l’evasione è un reato che crea nei ragazzi ulteriori aggravamenti nella loro vita di recupero. È quindi il caso di valutare approfondire e parlare con i ragazzi che invece per ora sono al Beccaria. Sono venuta per verificare la situazione, poi verrà il rappresentante del dipartimento della giustizia minorile e insieme si valuteranno le situazioni e si prenderanno i più opportuni provvedimenti”.