Enrico Letta, segretario uscente del Partito Democratico, non risparmia critiche nei confronti della manovra 2023, approvata in fretta e furia dalla Camera e ora attesa alla votazione decisiva del Senato e al conseguente iter entro il 31 dicembre, con l’obiettivo di evitare l’esercizio provvisorio. Si è trattato del primo vero banco di prova del governo Meloni e l’opposizione si dimostra compatta nel criticare quanto deciso dalla maggioranza parlamentare.

Tra i tanti punti toccati dalla manovra vi è il cambiamento nel reddito di cittadinanza (ora decadrà dopo aver rifiutato una proposta di lavoro), l’introduzione dei voucher per una platea più ampia di lavoratori e ancora provvedimenti considerati bandiera (in particolare da Forza Italia) riguardo l’innalzamento delle pensioni minime. Su questo punto vi è la critica di Letta: in campagna elettorale il centrodestra aveva ribadito più volte la volontà di voler portare le pensioni ad un minimo di 1000 euro, la manovra invece prevede un innalzamento a 600 euro per gli over 75 ma con coperture soltanto per il 2023, lasciando indefiniti i prossimi anni.

Letta è duro nei confronti del governo Meloni e sottolinea soprattutto le tempistiche utilizzate dal governo per discutere e poi cambiare in corso la manovra, tra continui dietrofront e marce indietro. :

“Stanotte 9 ore di tentativi per cambiare la legge di bilancio e aggiustarla. Ora il voto finale della Camera. Una cosa è certa, mai vista una simile distanza abissale tra la poverissima realtà della Legge votata stanotte e le promesse mirabolanti di mesi e anni. Rivelatesi fuffa.”

Manovra 2023, Appendino si unisce al coro di critiche

La deputata del Movimento 5 Stelle ed ex sindaca di Torino Chiara Appendino si è accodata al coro unanime dell’opposizione per criticare aspramente quanto emerso dalla legge di Bilancio approvata da poche ore dalla Camera. Il suo partito, in particolare Giuseppe Conte, ha inoltre durante criticato le novità introdotte dalla maggioranza relative al reddito di cittadinanza. L’ex sindaca, tuttavia, si sofferma in modo particolare su un provvedimento:

“La maggioranza ha bocciato l’Ordine del giorno che ho presentato per impegnare il governo a eliminare i requisiti restrittivi per l’accesso a Opzione donna. Avevano promesso di rimediare al pasticcio fatto in legge di Bilancio durante il passaggio parlamentare ma non l’hanno fatto perché non c’erano le coperture che invece si sono trovate per i soliti noti. Voglio rassicurare le tantissime donne che mi hanno scritto in queste settimane: la nostra battaglia non si ferma certo qui”.