In Afghanistan nuove restrizioni colpiscono duramente la vita delle donne: dopo la recente esclusione dalle università, provvedimento che ha causato qualche protesta interna soprattutto da parte del corpo docenti, una nuova limitazione punta ad escludere ancor più le donne. I talebani hanno infatti imposto alle Ong il divieto di assumere personale femminile. La lettera tramite cui il provvedimento è stato reso noto, tuttavia, non esplicita chiaramente se la restrizione sia valida anche per le agenzie della Nazioni Unite, che conservano una grande presenza nel paese.

Afghanistan, nuove restrizioni: il contenuto in una lettera del ministero dell’Economia

In Afghanistan entrano in vigore nuove limitazioni alla vita delle donne: l’ultima è contenuta in una lettera del ministero dell’Economia e poi confermata in un secondo momento dal portavoce, Abdulrahman Habib. In quelle righe si va a stabilire il divieto delle donne dipendenti di lavorare fino a nuova rettifica, il motivo è presto detto: alcune di loro non erano conformi a quella che è l’interpretazione del codice di abbigliamento islamico.

La lettera, tuttavia, lascia alcuni punti non specificati. Prima di tutto non è chiaro se sia da intendersi per tutti i soggetti operanti nel paese: in questo caso il riferimento va alle Nazioni Unite che all’interno dello stato hanno ancora un grande peso in quanto a presenza territoriale. Viene però specificato che in caso di mancato rispetto della nuova normativa, il rischio è quello di perdere la licenza per poter essere attivi nel paese.

Questo divieto rappresenta solo l’ultima limitazione che colpisce la vita delle donne da quando i talebani hanno riconquistato il potere, il 15 agosto dello scorso anno. Nel maggio scorso era stato istituito il burqa obbligatorio, l’ultimo divieto in ordine cronologico era invece rivolto all’istruzione: le autorità avevano infatti escluso le donne dalle università, decisione che ha scatenato un’ondata di proteste in tutto il mondo e anche critiche interne al paese. Si sono uniti alle proteste anche gli uomini, in gran parte docenti universitari ma non solo, che per sostegno sono usciti dalle aule. La repressione dei talebani non si è però fatta attendere ed è stata brutale, soprattutto nei confronti dei giovani: i video delle violenze sono subito diventati virali sul web.

Si è avuto anche un accenno di protesta nelle principali città afghane, Herat ad esempio: un gruppo composto da circa dodici donne era in procinto di marciare verso la casa del governatore locale intonando lo slogan “l’istruzione è un nostro diritto”, ma sono state prontamente fermate dalle autorità.